Il Parlamento del Regno d'Italia/Filiberto Avogadro di Collobiano

Filiberto Avogadro di Collobiano

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Stefano Romeo Francesco Garofano
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. CXI modifica]Filiberto Avogadro di Colobiano.

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Discendente da antica e nobile stirpe che dette vari importanti personaggi all’Italia, dal conte Ottavio di Colobiano, primo presidente del consiglio delle finanze, conservatore generale, gran dignitario del magistero dei santi Maurizio e Lazzaro, e dalla contessa Marianna Canzano di Cariglio, nacque nel 25 maggio del 1797, in Ivrea, il conte Filiberto, ultimo di numerosa prole. Tutti i fratelli messi dalla paterna saggitudine sulla via della più distinta carriera hanno reso per parte loro segnalati servigî alla patria nell’armi, nella diplomazia ed in corte.

Fatti i suoi studî nell’accademia universitaria imperiale di Torino, il cavaliere Filiberto vi consegui i primi gradi accademici.

Nel principiare del 1815 entrò nella carriera militare che percorse in pochi anni fino al grado di capitano.

Chiamato a corte dal re Carlo Felice in qualità di scudiere dapprima, destinato poscia alla segreteria di gabinetto, divenuto primo ufficiale del distinto ministro e magistrato conte Barbaroux, ebbe campo di informarsi alle qualità essenziali, onde fregiavasi quell’uomo di Stato, qualità che erano sopratutto la costanza e la prudenza.

Inviato a Roma nel 1828 potè conchiudere nelle norme e condizioni predisegnate dalla scrupolosa coscienza del re il concordato colla Santa Sede. Ritornato da quell’importante missione continuò a servire il re nella segreteria sua privata, lo segui ne’ suoi [p. 370 modifica]viaggi e gli restò sempre a fianco anche durante la lunga malattia che lo privò di vita nel 1851.

Salito Carlo Alberto sul trono, destinò per primo atto il conte Colobiano a servizio della regina vedova Maria Cristina, nominandolo ad un tempo suo ciambellano e primo segretario in 2.° del gran magistero dell’ordine Mauriziano.

Il nostro protagonista attese con ogni sollecitudine ad eseguire la sacra ed onorevolissima missione che gli era stata affidata presso l’augusta vedova, servendole d’intermediario nei numerosi atti di beneficenza cui ella compieva, non solo nel proprio paese, quanto anche negli altri Stati e presso le altre corti d’Italia, che ben sovente ella visitava. Fino al termine di sua vita la regina Maria Cristina trovò nel conte Colobiano suo cavalier d’onore e gran mastro di sua real Casa un valido sostegno, un avveduto consigliere, un saggio interprete, un fido amico.

A nuovo contrassegno di sua fiducia il re Carlo Alberto nominò nel 1847 il conte Filiberto primo segretario del gran magistero Mauriziano, conferendogli in pari tempo la presidenza dell’associazione agraria, quell’importante e vastissima istituzione di cui abbiamo avuto più volte nel corso di quest’opera occasione di parlare, a cui, oltre agli immensi benefici ch’essa arrecò all’industria ed alle popolazioni agricole del paese, andiamo debitori del grande ed efficace impulso al risorgimento dei destini politici della patria italiana.

Durante le grandi giornate di Valeggio e Sommacampagna il conte Colobiano si trovò presso il re Carlo Alberto nel suo quartiere generale, onorato allora come in ogni altra occasione della particolare confidenza di sua maestà, la quale gli diè prova efficace dell’alto conto che faceva di lui col nominarlo fra i primi, al momento della creazione dei grandi corpi dello Stato, a senatore.

Riformatosi a nuovo ordinamento l’antica fondazione religiosa dell’ordine Mauriziano dopo alcun tempo del regno di Vittorio Emanuele, mentre successe nella carica di primo segretario del detto magistero il cavalier Pinelli, già ministro dell’interno e presidente della [p. 371 modifica]camera dei deputati, continuò il conte Colobiano come gran dignitario dell’ordine a far parte del supremo consiglio del quale per scelta del re fu sovente il preside annuale.

Il suo attaccamento alla patria, alla dinastia, alla religione, gli valsero sempre frequenti onorevoli missioni, in forza delle quali fu procuratore del re per le cose d’Altacomba e di Roma, incaricato di parecchi famigliari ufficî colla corte imperiale del Brasile, conservatore della casa di S. A. R. il duca di Genova, decurione della città di Torino, di Novara ecc., riportando in tutti questi diversi incarichi alte prove della considerazione dei sovrani coi quali si mise in rapporto, mentre, oltre all’essere il conte Colobiano gran cordone e gran dignitario dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, è cavaliere dell’ordine militare di Savoja, e fregiato della gran croce dell’ordine della legion d’onore e di molte altre estere decorazioni.

Gentile di modi, d’indole mite e benefica, durato sempre agli antichi suoi amici in qualunque grado e condizione essi si trovino, vive ora nell’amore e nella speranza dei suoi figli, due dei quali, Ferdinando e Vittorio, militano con distinzione nelle file dell’esercito italiano, il terzo ha abbracciato la carriera diplomatica, e l’ultimo sta per compiere gli studî universitarî.