Il Parlamento del Regno d'Italia/Felice Genero

Felice Genero

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Efisio Cugia Giovan Battista Giorgini
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


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GENERO FELICE


deputato.


È un banchiere dei più cospicui di Torino. Egli è mescolato a tutte quante le imprese le più considerevoli, che dopo gli avvenimenti pei quali l’Italia è ridivenuta una grande nazione, si sono sviluppate nella penisola, mettendo tutte capo, o avendo una succursale nell’antica capitale del Piemonte. C’è noto che il Genero fa uso generoso della sua splendida fortuna e abbiamo inteso citare molti fatti che ci sembrano onorarlo assaissimo, e render chiara testimonianza della di lui filantropia. Ma siccome non vi è in generale uomo alcuno senza un qualche difetto, [p. 759 modifica]così sembra che si attribuisca al Genero quello di mostrarsi soverchiamente vano di sedere nella Camera elettiva a rappresentante della nazione. Nè fin qui il male sarebbe troppo grande, che l’è una vanità quella, della quale, pur troppo, moltissimi vanno affetti, tanto che si adoperano colle mani e coi piedi onde ottenere il suffragio degli elettori, per poi assistere ben di rado, una volta conseguito l’intento, alle sedute della Camera, e più di rado ancora a quelle degli ufficî. Ma ciò che si rimprovera al Genero si è di ricorrere, onde conseguire di essere eletto, a dei mezzi di corruzione, tanto più biasimevoli in Italia, quanto fortunatamente n’è più raro l’esempio. Invero l’elezione fatta dal collegio di Giaveno nella persona del Genero suscitò una vera tempesta di reclami e di proteste che si produssero nella Camera, e non solo sospesero la validazione dell’elezione stessa, ma promossero su di essa un’inchiesta giudiziaria. Quest’inchiesta riuscì favorevole al Genero; tuttavia non si può dire ch’egli sia stato lavato da essa d’ogni e qualunque macchia, ma giova sperare che la lezione sia stata efficace tanto per esso, quanto per chiunque altro fosse tentato di seguire il suo esempio.

Il Genero non parla mai, nè prende altrimenti parte ai lavori degli uffici; il che evidentemente non prova in di lui favore, mentre il posto che egli ha pur così agognato di occupare, potrebbe molto più utilmente essere da altri occupato.