Il Parlamento del Regno d'Italia/Cesare Alfieri di Sostegno

Cesare Alfieri di Sostegno

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Aleardo Aleardi Carlo Alfieri di Magliano

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ALFIERI di SOSTEGNO, marchese CESARE

senatore


PRESIDENTE DEL SENATO.


Da quella nobil famiglia, il cui nome gode a buon dritto in Italia d’una duplice ed egualmente splendida illustrazione, nacque il marchese Cesare, verso il cadere del secolo scorso, in Torino.

Forniti gli studi, parte in Francia, parte all’Università della città natale, giovinetto ancora intraprese il suo diplomatico tirocinio, seguendo il padre, marchese Carlo Emmanuele, ambasciatore a Parigi.

Continuò poscia l’intrapresa carriera, risiedendo a tal uopo nelle principali capitali d’Europa, e finì per essere incaricato d’affari a Pietroburgo negli ultimi tempi dell’impero d’Alessandro I.

Rientrato in patria, egli lasciò la diplomazia per occuparsi d’amministrazione, e fin da quell’epoca gli vennero affidate le direzioni delle principali aziende d’opere pie, e d’altre grandiose ed utili istituzioni, che debbono alla sagacia, all’abilità, alla solerzia del marchese Cesare la florida situazione in cui si trovano.

Creato consigliere di Stato, egli fu il primo promotore e presidente di quell’Associazione agraria che ha reso sì importanti servigi al paese, e fu il fondatore, o il riformatore, amicissimo qual era del conte di Pralormo, delle scuole d’Asilo e d’altri stabilimenti di pubblica beneficenza.

Nominato presidente della Riforma nel 1844 — carica che equivaleva a quella di ministro dell’istruzione pubblica dei dì nostri — legato a Cesare Balbo, al conte di Cavour, al cavalier Boncompagni etc., affezionatissimo al re Carlo Alberto, alla Corte del quale apparteneva fin dal 1820, e che il considerava e il trattava da amico, piuttostochè da sovrano, ei fu uno dei più operosi ed efficaci fomentatori dello Statuto, e fece parte del Consiglio di Stato, dal quale emanò [p. 24 modifica]il grande atto, di cui s’ebbe anzi l’incarico di redigere il preambolo.

Chiamato a senatore e a vice-presidente del Senato, dal momento della creazione delle due Camere, il marchese Alfieri tornò agli affari dopo l’armistizio Salasco, qual presidente del Consiglio de’ Ministri.

Date le sue dimissioni, prima della riapertura delle Camere, rientrò qual vice-presidente al Senato, nel quale, allorchè il barone Manno passò a presiedere la gran Corte di cassazione, ei fu nominato presidente.

Da quel momento in poi, sebbene in varie occasioni siengli state fatte vivissime istanze onde accettasse un portafogli, il marchese Alfieri ha rifiutato ognora di tornare al ministero, confermato, altronde, sempre dal monarca nell’elevato suo posto di presidente del Primo Corpo dello Stato.

Qual premio d’una vita intemerata, feconda, e tutta spesa a prò dell’umanità e della patria, il Re, due anni addietro, conferì al nobile Marchese il collare dell’Ordine supremo della SS. Annunziata.




[p. VIII modifica]Cesare Alfieri di Sostegno.



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