Il Novellino/Parte quinta/Prologo
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masuccio.
Uscito dal tenebroso lago de le altrui miserie ripieno, nel quale per adrieto con la mia male guarnita barca con sospiri per contrarii venti e con lacryme per folta pioggia ho già navigato, e da la iniqua e crudele fortuna insino al porto con le soe continue e mestuose occisioni spaventandome sono stato accompagnato. E certo se dal suave zeffiro non fosse stato el mio nocchiero da passo in passo confortato, niuno marinaresco argomento seria stato bastevole a reparare che l’infallibile naufragio non avesse incorso. Pure essendo con grazia del generale Fattore qui condotto, ho con meco medesimo per ultimo partito già preso, de li pianti e rammarichi con le miserie de l’aspra fortuna a li miseri lassare, e questa Quinta ed ultima parte del principiato e presso la fine pervenuto Novellino con diece altre digne istorie di singolare virtù, ancora de gran magnificentie da gran principi usate, e d’altri piacevoli, e alcuni pietosi accidenti in lieto fine terminati, le passate accompagnando, daremo e al libro ultimo commiato, e a la faticata mano alcuno riposo. Ma prima che più oltre vada, lassando li prudenti come a non bisognosi del mio consiglio da banda, dico a coloro che da la natura non sono de molte grazie dotati, che avvertiscano molto bene a la nova arte overo industria anzi temeraria baldanza che le innamorate madonne hanno da loro medesime scelleraigini imparate; a le quali non bastando con tanti e diversi manifesti segni e con nove intramesse non solo dentro la città ma da un regno ad un altro mandare, daranno ad intendere loro sommamente amare;1 ma le mandano a richiedere che debbiano a l’amoroso duello personalmente comparire, non altramente nè con meno importunità e senza timore o vergogna che gli sfrenati giovani amanti a le loro amorose sogliono mandare. E perchè temo che a sì fatta dispositione de cieli non se possa con umano provedimento reparare, prima che più oltra a scrivere proceda, offero e prometto a tutti coloro che di tali donne sono o per matrimonio accompagnati, o per altra consanguinità astretti, che venendone da me, come ad indigno secretario del mio serenissimo signore Principe Salernitano, loro fare un autentico privilegio, e senza alcuno salario, che possano e vogliano portare il cimiero che solo a quelli della retta linea e prima genitura de’ Sanseverino è già peimesso de farce de portarne.2 E viva Amore.
Finito lo generale esordio de la quinta parte, comincia lo particolare della prima novella, e prima l’argomento, e dopo la narrazione.