La Volpe e il Gatto andavano
come i frati minor vanno per via
a un certo santuario.
Raccolti, il collo torto e col rosario
in man si rifacevan del viaggio,
rubacchiando per via polli e formaggio
con una insuperabil maestrìa.
I nostri santi pellegrini onesti
per far la strada meno lunga e uggiosa
disputavan fra lor di qualche cosa.
La disputa è un tabacco che tien desti.
Mormoravan del prossimo,
e in fin la Volpe venne fuori a un tratto
a dir rivolta al Gatto:
- O tu che d’esser quel che sei ti vanti,
che sei tu accanto a me?
Io d’artifici ne conosco tanti,
anzi n’ho la bisaccia tutta piena...
- Ed io, - rispose il Gatto, - appena appena
un ne conosco e non la cedo a te -.
Gran lite indi scoppiò
sul sì, sul no,
su ciò che ognuno può e che non può,
quando ad un tratto un abbaiar di bracchi
fe’ le ragioni collocar nei sacchi.
- Fra gli artifizi lascio al tuo cervello
di scegliere il più bello:
per me, - soggiunse messer Gatto svelto, -
è un pezzo che l’ho scelto -.
E mentre l’altra il suo talento vanta,
si arrampica sui rami d’una pianta.
Fuggì la Volpe in cento giri e in cento,
or dentro i campi, or fuori,
scompigliando le tracce ogni momento
e stancando coi cani i cacciatori.
Di qua, di là, di su, di giù li mena
sempre in sospetto e in pena,
dai spiedi, e dagli alani
inseguita e dal foco,
infin che due velocissimi cani,
strozzandola, finîr il lungo gioco.
Chi dispone di troppi espedienti
perde il suo tempo in vani esperimenti.
In tutte le occasioni
ne basta un solo, pur che sia de’ buoni.