Il Dio dei viventi/VII
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Di solito egli si tratteneva a lungo nel podere aiutando i servi a lavorare e visitando minutamente ogni cosa. E aveva piena fiducia in quei due bravi ragazzi ch’erano cresciuti nel podere e lo amavano come proprietà loro.
Quel giorno invece provava quasi noia a visitare la sua terra; una smania di camminare, di andare in qualche altro posto lo costringeva ad affrettarsi; e i due servi nonostante la recentissima prova della loro onestà, anzi forse a causa di questa gli riuscirono improvvisamente antipatici.
Attraversando uno spazio coltivato a fave destinate ad essere raccolte e seccate alla loro prima maturità, vide un sacchetto colmo legato in cima, e subito pensò che fosse pieno di fave fresche.
I servi dovevano coglierle a sua insaputa per portarsele a casa o venderle; perchè non potevano essere disonesti anche loro? Forse erano figli o nipoti di santi? Col piede tastò il sacco: era duro ma non bitorzoloso come avrebbe dovuto esserlo se pieno di fave. Si volse a guardare se lo vedevano; le fave erano alte e coprivano la sua persona curva: egli slegò il sacco e vide ch’era pieno solamente d’erba pesta sanguinante per il rosso dei papaveri che vi si mescolavano.