Il Conte Rosso/Prologo/Scena quinta

Prologo

Scena quinta

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Prologo - Scena quarta Atto primo

Detti, il Re, la Corte, poi Amedeo, gli Inglesi meno Honiton, indi un Messo.


Il Re

al Duca di Lorena.

Io non ho visto
Mai più nobili colpi e più cortesi.
Tutti li tenne in termine di vita,
E li francò. Soltanto Honiton s'ebbe
Rotta da un colpo di lancia una spalla;
Ma è leggera ferita.
Uno Scudiero

annunziando.

Il Conte.
Il Re
A capo
Scoperto e in piè lo si attenda.

Compare Amedeo.

Savoia!
Amedeo
Sire: Buona novella.

Gl'Inglesi entrano con Amedeo.

Il Re
Il vostro grido
Non mentisce. Messeri, oggi ne piace
Che posin l'arme in segno d'esultanza,
Che s'addoppin le paghe, e la mia Corte
Vesta rosse divise. E tu deponi
Le gramaglie, Amedeo. Del tuo gran padre
Assai coll'opre la memoria onori.
Oggi Savoia non piange. Ti han detto
Il Conte Nero: un tristo nome; io voglio
Più fausti auspici alla tua vita, e scelgo
Qual più gaio color splenda nei campi
E delle donne illumini il sorriso.
Saluto il Conte Rosso.
Amedeo

agl'Inglesi.

E dura prova,
O messeri, combattere con voi.
Direte al Conte d'Honiton che tenga
La sua donna e l'anello, e che vi aggiunga

Consegna un anello.

Questo, delle cortesi armi trofeo.
La spada hai nuda, Arundello: e tu cingi
La mia guaina, e se pur non s'ingemma
Come l'attesa delle tue fortune,
È la guaina d'un soldato, e serba
Nitido il ferro ai colpi e alle difese.
Le buone spade non escono al sole
Che nell'ora dell'armi, e chi combatte
Non si piega a valletto. E tu, Signore
Di Pembrock, la tua mano. Io vo superbo
Che t'ebbi a fronte. Porgi alla tua donna
Questa mia gemma, e di' ch'io t'ho chiamato
Fortissimo e cortese... E se vi avvenga
Di passar per Savoia, vi ricordi,
Messeri, d'Amedeo. Le mie foreste
Abbondano di fiere e nella coppa
Biondeggia il vin di Mommeliano.
Scudiero
Un messo
Di Ripaglia.
Il Re
Ben Venga.

Entra il messo.

Amedeo
Che mi rechi?
Il Messo
Questo messaggio della gran Contessa.
Amedeo

legge.

Sire: «Vi nacque un figlio, ed i Vallesi
Sono in piena rivolta».
Il Re
Il lieto annunzio
Ed il triste ti chiamano. Va, segui
La tua splendida stella, e, come il fosti
A Borburga, così sii vincitore
Nella gran giostra della vita.
Amedeo
Io sono
La mia stella, Signore. A me Savoia!

Parte coi gentiluomini savoiardi.


FINE DEL PROLOGO.