Il Conte Rosso/Atto terzo/Scena dodicesima

Atto terzo

Scena dodicesima

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Baroni, Amedeo.


Amedeo
Messeri, or or vi parvi ingrato: appena
Ridesto alla speranza, il trepidante
Affetto vostro mi turbò la gioia
Del sentirmi gagliardo...

Ad Ardòn.

E tu col pronto
Impeto che ai maturi anni disdice
Mi togliesti di senno.
Ardòn
Io?
Amedeo
Fu soverchia
Cura, lo so, né mi spiacque; ma poi
Che tanto a cor vi sta la mia salute.
Vo' tranquillarvi con non dubbia prova.
Questo pallido sole di novembre
Mi fa uggiose le stanze ed agli aperti
Campi qual riso di maggio m'invita.
Voi fra breve ne andrete alle diverse
Terre dispersi, e tornerà in Ripaglia
La consueta noia, e il sole anch'esso
Darà campo alle brume, onde per lunghi
Giorni sarò prigione.

Ad Ardòn.

Hai tu discorso
Di smacchiare un cinghiale?
Ardòn
Oh!
Amedeo
Che?
Ardòn
No, sire,
È scherzo.
Amedeo
Così pigro?
Ardòn
Io! Se vi garba
D'aver cinghiali al desco, vi prometto
D'infilzarvene dieci allo spiedone.
Amedeo
Ai fatti, ser gradasso; ti ho nomato
Gran cacciatore in terra di Savoia,
Ma non ti vidi in sella.
Ardòn
Ho due tenaglie
Per gambe.
Amedeo
Ai fatti. Chi mi segue?
Ardòn
Sire,
Che mai vi cade in mente?
Amedeo
O via, messeri,
Non tornate al mal zelo. E mi durasse
Anche un resto di mal, l'aria, il tripudio
Della caccia lo vincono. Vedrete
Se mi reggo in arcioni e se vi avanzo
Tutti quanti ai galoppi ed alle siepi.

Torna Clara.

È pronto?
Clara
Pronto, sire.
Amedeo
Andiam, messeri.
Oggi è il dì d'Ognissanti: in ciel qualcuno
Veglierà su di noi. Chi m'accompagna?
Ardòn
Tutti.

Torna Challant.

Amedeo

vedendolo.

Challant!

ai Baroni.

Precedetemi.

I Baroni escono.

Ibleto,
Non muover passo, non tentar parola,
Non mi seguir: te lo impongo. Fra poco
Sarà mestieri di te... vivi e veglia
Sulla mia Casa. Addio.
Challant
Sire...
Amedeo
Ti amai
Come un fratello, Ibleto...

Lo bacia in fronte e fugge.