Il Circolo Pickwick/Capitolo 12

Dove si riferisce un'importantissima azione da parte del signor Pickwick; epoca non meno ricordevole nella sua vita che in questa storia

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Charles Dickens - Il circolo Pickwick (1836)
Traduzione dall'inglese di Federigo Verdinois (1904)
Dove si riferisce un'importantissima azione da parte del signor Pickwick; epoca non meno ricordevole nella sua vita che in questa storia
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Gli appartamenti del signor Pickwick in via Goswell, benché non molto vasti, erano non solamente comodi e puliti, ma egregiamente adatti ad esser la dimora di un uomo dotato del suo genio e del suo spirito osservatore. Aveva il salottino al primo piano sul davanti, e la camera da letto al secondo anche sul davanti; sicché o che sedesse alla scrivania, o che si aggiustasse nello specchio, gli era porta la medesima opportunità di contemplare la natura umana nelle sue svariate fasi in quel quartiere della città non meno popolato che popolare. La sua padrona di casa, signora Bardell — vedova ed unica esecutrice testamentaria di un ufficiale di dogana — era una donnetta piacente, grassotta ed attiva, che aveva un talento naturale per la cucina, perfezionato e portato al grado di genio artistico dallo studio e dalla lunga esperienza. Non c’erano ragazzi, né servi, né polli. Gli altri inquilini della casa erano soltanto un uomo grasso ed un ragazzetto; il primo, un dozzinante, il secondo, un rampollo della signora Bardell. L’uomo grasso tornava sempre a casa alle dieci di sera precise, e si rannicchiava subito nei limiti angusti di un letticciuolo francese posto nel salottino di dietro; e gli spassi infantili e gli esercizi ginnastici del piccolo Bardell si restringevano sempre nel campo dei vicini marciapiedi e rigagnoli. La nettezza e la quiete regnavano dunque in tutta la casa; e la volontà del signor Pickwick era legge.

Per chiunque avesse conosciuti questi punti di economia domestica non che la mirabile struttura dello spirito del signor Pickwick l’aspetto e il contegno di lui nella mattina precedente al viaggio fissato per Eatanswill sarebbero sembrati molto misteriosi ed inesplicabili. Egli andava su e giù per la camera con passi affrettati, sporgeva il capo dalla finestra ogni tre minuti, ad ogni poco cavava l’orologio, e dava parecchi altri segni d’impazienza assolutamente insoliti in lui. Era evidente che qualche cosa di grande importanza doveva essere in vista, ma che cosa fosse questa qualche cosa nemmeno la signora Bardell era riuscita a scoprire.

— Signora Bardell, — disse finalmente il signor Pickwick mentre l’amabile donnetta dava l’ultima mano ad una prolungata spolveratura dell’appartamento.

— Signore, — disse la signora Bardell

— Gli è un bel pezzo che il vostro ragazzo è uscito.

— Ma l’è anche un bel tratto di via di qua al Borough, signore, — fece notare la signora Bardell.

— Ah! — esclamo il signor Pickwick, — avete ragione, così è.

Il signor Pickwick torno in silenzio e la signora Bardell si rimise a spolverare.

— Signora Bardell, — disse il signor Pickwick dopo alquanti minuti.

— Signore, — disse di nuovo la signora Bardell.

— Credete che si spenda molto più a stare in due che da solo?

— Là! signor Pickwick, — disse la signora Bardell, arrossendo fino all’orlo della cuffia, poiché credeva di aver osservato una specie di strizzatina matrimoniale negli occhi del suo inquilino; — là! signor Pickwick, che domanda!

— Sì, ma che credete?

— Secondo, — disse la signora Bardell avvicinando molto la spazzola al gomito del signor Pickwick, ch’era appoggiato sulla tavola; — secondo la persona, capite, signor Pickwick, se è, per esempio, una persona economa e assennata.

— Verissimo, — disse il signor Pickwick; — ma io credo che la persona ch’io ho di mira (e qui guardò fiso alla signora Bardell) possegga queste qualità ed abbia inoltre molta conoscenza di mondo e una certa penetrazione, signora Bardell; qualità che mi possono tornare utilissime.

— Là! signor Pickwick, — fece la signora Bardell, tornando ad arrossire fin sotto la cuffia.

— Le credo sicuro, — rispose il signor Pickwick con calore crescente, com’ei soleva quante volte parlava di cosa che gli premesse; — lo credo sicuro; e per dirvi la verità, signora Bardell, oramai ho preso il mio partito.

— Dio buono, signore! — esclamò la signora Bardell

— Vi parrà molto strano adesso, — disse l’amabile signor Pickwick volgendo alla sua interlocutrice un’occhiata di buon umore, — che io non v’abbia mai consultato su questo affare, che non ne abbia nemmeno fatto cenno, fino a che non ho mandato fuori stamane il vostro ragazzo, eh?

La signora Bardell non potette rispondere che con un’occhiata. Avea sempre adorato a distanza il signor Pickwick, ed ecco ad un tratto si vedeva balzata a tale altezza cui non avevano mai osato aspirare le sue più calde e sbrigliate speranze. Il signor Pickwick le faceva delle proposte, e — con un piano preconcetto anche — avea spedito il ragazzo al Borough per non averlo fra i piedi.... Che previdenza! Che delicatezza!

— Ebbene, — disse il signor Pickwick, — che ne pensate?

— Oh, signor Pickwick, — rispose tutta commossa la signora Bardell, — siete troppo buono, signore.

— Vi risparmierebbe molta pena, non vi pare?

— Oh, a questo, signore, non ci ho mai pensato; e naturalmente mi darei allora più pena che mai per piacervi; ma davvero è così grande la vostra bontà, signor Pickwick, di avere tanta considerazione per la mia solitudine?

— Ah, sicuramente, — disse il signor Pickwick; — non

ci avevo pensato. Quando son fuori, avrete sempre qualcheduno per tenervi compagnia. Sicuro, sicuro.

— È certo che sarei una donna felicissima.

— E il ragazzo....

— Ah, che il cielo lo benedica! — interruppe la signora Bardell con un singhiozzo materno.

— Anch’egli avrà un compagno; un compagno vivace, che gl’insegnerà, scommetto, più birichinate in una settimana che non imparerebbe in un anno.

E il signor Pickwick sorrise placidamente,

— Ah, caro, caro! — esclamò la signora Bardell.

Il signor Pickwick trasalì.

— Ah, caro, aggraziato, coccolo mio! — disse la signora Bardell; e senza aspettare altro, si alzò da sedere e gettò le braccia al collo del signor Pickwick, scoppiando in singhiozzi e versando un fiume di lagrime.

— Per amor del cielo! — esclamò lo stupito signor Pickwick;

signora Bardell, cara mia, vi prego.... vedete un po’ che situazione!... riflettete, di grazia.... via, signora Bardell! Se capita qualcheduno....,

— Oh, venga chi vuole! — gridò in delirio la signora Bardell; — non vi lascerò più mai, caro, tanto caro, anima mia! — e così dicendo la signora Bardell strinse più forte.

— Oh povero me! — esclamò il signor Pickwick cercando di divincolarsi; sento gente per le scale. Via, smettete, vi prego, state buona!

Ma, così le preghiere come le rimostranze furono vane; poiché la signora Bardell era venuta meno fra le braccia, del signor Pickwick; e prima ch’egli avesse il tempo di depositarla sopra una seggiola, il piccolo Bardell entrò nella camera seguito dai signori Tupman, Winkle e Snodgrass.

Il signor Pickwick rimase muto ed immobile, coll’amabile fardello fra le braccia, guardando con occhio stupido in viso agli amici e senza dare a vedere menomamente di averli riconosciuti o di volersi spiegare. Essi, alla loro volta, guardavano lui stupefatti; e il piccolo Bardell, per conto suo, sbarrava gli occhi in faccia a tutti.

Lo stupore dei Pickwickiani era così profondo e così intensa la perplessità del signor Pickwick, che tutti avrebbero potuto rimanere nelle medesime posizioni relative fino a che la signora non avesse ripreso i sensi, se non fosse stato per una bellissima e commoventissima manifestazione di affetto figliale da parte del tenero rampollo di lei. Vestito di un costume di velluto a righe con grossi bottoni di metallo, ei stette sulle prime sorpreso ed incerto sotto la porta; ma a poco a poco, l’idea che a sua madre fosse stato fatto qualche aggravio personale, entrò nella sua mente piccina; e considerando il signor Pickwick come l’aggressore, egli mise un grido selvaggio, e precipitandosi a capofitto, assalì dalla parte di dietro quell’uomo immortale, con tanta forza di pugni e di pizzicotti quanta gli era consentita dal vigore giovanile del braccio e dalla sua furia nervosa.

— Portate via questo bricconcello, quest’ossesso, — gridò il signor Pickwick dibattendosi.

— Che cosa è? che avviene? — dissero insieme i tre Pickwickiani ammutoliti.

— Non so, non lo so davvero. Portate via il ragazzo! — (qui il signor Winkle trasportò l’interessante giovanetto, che strillava e si dimenava, all’altro capo della camera). — Ed ora aiutatemi, accompagnate giù questa donna.

— Oh, mi sento meglio adesso, — disse con voce debole la signora Bardell.

— Lasciate che v’accompagni, — disse il sempre galante signor Tupman.

— Grazie, signore, grazie! — esclamò istericamente la signora Bardell. E si fece condurre da basso, seguita anche dal suo affezionato figliuolo.

— Io non so capire, — disse il signor Pickwick quando fu tornato il suo amico, — io non so capire che cosa le abbia preso a quella donna. Le avevo semplicemente comunicata la mia intenzione di prendere un domestico, quando mi cadde in quell’inesplicabile parossismo nel quale l’avete trovata. Una cosa molto straordinaria.

— Molto, — ripetettero i tre amici.

— Mettermi in una così falsa posizione! — continuò il signor Pickwick.

— Sicuro, sicuro, — risposero i suoi seguaci, leggermente tossendo e guardandosi l’un l’altro con aria dubitativa.

Questo contegno non isfuggì al signor Pickwick. Notò la loro incredulità. Era chiaro che sospettavano di lui.

— C’è un uomo da basso, — disse il signor Tupman.

— È l’uomo di cui v’ho parlato, — disse il signor Pickwick — L’ho mandato a chiamare stamane al Borough. Fatemi la finezza di farlo salire, Snodgrass.

Il signor Snodgrass obbedì; e di lì a poco il signor Samuele Weller si presentò.

— Mi riconoscete eh? — disse il signor Pickwick.

— Più di sì che di no, — rispose Sam con una mezza occhiata di protezione. — Un bel tomo quello lì, che ne faceva lui solo dieci di voi. Vi ha messo un po’ dentro, eh?

— Non si tratta di questo adesso, — interruppe il signor Pickwick, — ho da parlarvi d’un’altra cosa. Sedete.

— Obbligato, signore, — disse Sam, mettendosi senz’altro, a sedere, dopo aver posato il suo vecchio cappello bianco fuori la porta. — Fa una bella figura, non c’è che dire, ma a portarlo in capo è una vera maraviglia; prima che se n’andasse la tesa, era uno staio co’ fiocchi. Adesso che non l’ha, questo c’è di buono che è più leggiero, e poi per ogni buco c’entra un filo d’aria, sicché io lo chiamo un cappello ventilatore.

E così dicendo, il signor Weller sorrise affabilmente ai quattro Pickwickiani.

— Veniamo dunque, — disse il signor Pickwick, — alla faccenda per cui v’ho fatto chiamare col consenso di questi signori.

— Bravo, quel che dico io; sgraviamoci subito, come disse il padre al figliuolo che aveva ingoiato uno scellino.

— Vogliamo sapere prima di tutto, — riprese il signor Pickwick, — se avete motivo di essere scontento della vostra posizione attuale.

— Prima di rispondere a questo, vorrei sapere io prima di tutto se volete voi darmene una migliore.

Un raggio di placida benevolenza rischiarò la fisionomia del signor Pickwick, mentre rispondeva:

— Ho quasi deciso di prendervi al mio servizio.

— Davvero? — domando Sam.

Il signor Pickwick fece un cenno affermativo.

— Salario?

— Dodici ghinee all’anno.

— Vestiti?

— Due spoglie.

— Lavoro?

— Accudire alla mia persona e viaggiare con me e con questi signori.

— Già l’appigionasi, — esclamo Sam con enfasi. — Un signore scapolo ha fissato per sé il quartierino e ci s’è accordati per la pigione.

— Accettate? — domandò il signor Pickwick.

— Si capisce, — rispose Sam. — Se i vestiti mi vanno press’a poco come il posto, non domando altro.

— Naturalmente, ci potete dare delle buone informazioni?

— Domandate alla padrona del Cervo Bianco, signore.

— Potete venire stasera?

— Mi vesto subito su due piedi, se i vestiti son qui, — disse Sam allegramente.

— Tornate stasera alle otto, — rispose il signor Pickwick — e se le informazioni saranno buone, vi vestiremo subito.

Ad eccezione di un’amabile scappatella, alla quale aveva anche partecipato una certa servotta, la condotta del signor Weller era così illibata che il signor Pickwick non volle indugiare dell’altro a stringere il contratto. Con la prontezza e l’energia che distinguevano non solo le pubbliche ma tutte le private azioni di quest’uomo straordinario ei menò subito il suo novello domestico ad uno di quei comodissimi empori dove si provvedono abiti da uomo nuovi e di seconda mano, senza avere il fastidio di sottoporsi alla sconveniente formalità della misura; e prima di sera, il signor Weller era fornito di un soprabito grigio co’ bottoni del C.P., di un cappello nero con la coccarda, di una sottoveste rossa a righe, di calzoni stretti ed uosa, e di altri molteplici accessori dei quali sarebbe troppo lunga l’enumerazione.

— Bravo! — disse il nostro individuo trasfigurato nel prender posto la mattina appresso in serpe alla carrozza di Eatanswill. — Vorrei proprio sapere se sono fantino, guardaboschi o cocchiere maggiore. Ho un po’ la figura di essere una composta di tutti. Basta, si muta aria, si vede mondo e si lavora poco; e tutto questo mi calza come un par di guanti; evviva sempre Pickwick, dico io!