Favole (La Fontaine)/Libro terzo/XII - Il Cigno e il Cuoco
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Nel cortil d’una grande fattoria
il bianco Cigno e il Papero
vivean coll’altre bestie in compagnia:
l’uno al piacer dell’occhio
5e a fregio dei giardini destinato,
e l’altro - dico l’oca, - allo stufato.
Dentro i fossati del castel vedevansi
andar come sul corso,
tuffandosi, guazzando a fianco a fianco,
10l’uno non men dell’altro agile e bianco.
Un giorno il Cuoco, avendo alzato il gomito
un poco più del solito,
a mezzo della gola
prese il Cigno, scambiandolo col Papero,
15per metterlo tagliato in cazzeruola.
L’uccel, presso a morir, mosse la voce
e pianse un suo dolcissimo lamento.
Sorpreso il Cuoco - Oh ciel! - grida, - che sento?
Questo non è un uccello che si coce.
20Non sia giammai ch’io tolga la parola
a chi parla in un modo che consola -.
Chi sa bene parlar, se casca male,
trova rimedio, e questa è la morale.