Il Catilinario ed il Giugurtino/Prefazione originale di F. Bartolommeo
Questo testo è completo. |
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (1843)
◄ | Vita di F. Bartolommeo | Il Catilinario | ► |
IL
CATILINARIO
ed il
GIUGURTINO
Siccome disse Sallustio, molti antichi savii uomini1 parlarono della grande virtù2, che ha in sè la memoria delle storie; e però molti di loro ne scrissono3, tra li quali fu Sallustio medesimo, il quale scrisse principalmente due libri. Nel primo trattò il più delle ree opere d’uno grande Romano, che fu detto Catilina e come egli e suoi seguaci furon puniti; e quello libro si chiama il Sallustio Catilinario: nel secondo trattò d’una grande guerra, la quale ebbe il comune4 di Roma contra uno re di Numidia, ch’aveva nome Giugurta; e quello si chiama Sallustio Giugurtino. Ben è vero che questa guerra col detto re fu alquanto tempo innanzi che quelli fatti di Catilina; ma impertanto5 il Catilinario si pone innanzi, perocchè Sallustio prima lo scrisse. E l’uno e l’altro di questi libri è scritto per lettera molto sottilmente6, sicchè gli uomini volgari7 non ne possono trarre utilità nè avere diletto. Onde io, sopra ciò pregato8, sì mi brigherò9 di recarlo al volgare, benchè malagevolmente far si possa, per la gravezza10 del libro, e perchè le parole e il modo volgare non rispondono in tutto alla lettera; anzi conviene ispesse fiate d'una parola per littera dirne più in volgare, e non saranno però così proprie. Anche alle fiate si conviene uscir alquanto delle parole per isponere la sententia11 e per poter parlare più chiaro ed aperto. Dunque, questo modo secondo il mio potere tenendo, io comincerò dal proemio che Sallustio fece al Catilinario: e disse così.
Note
- ↑ savii uomini Qui savio non si ha a prendere nel senso che più propriamente e più comunemente ha oggi nella nostra lingua, di colui che ordina bene tutte le cose al suo fine; ma per dotto, come spesso si trova appo gli antichi. Dante dice , Inf. 24: Così per li gran savii si confessa Che la fenice muore, e poi rinasce.
- ↑ virtù propriamente significa disposizione abituale dell’animo a fare il bene e a fuggire il male; qui sta alla latina per forza, vigore, qualità naturata.
- ↑ scrissono per scrissero: vedi qui appresso, a p. 6, la n. 2.
- ↑ Comune vale propriamente Popolo che si regge con proprie leggi ; proprio il respublica de’ Latini; onde qui Comune di Roma è ad intendere la Repubblica di Roma. E vogliamo avvertire che Comune in questo sentimento va adoperato in genere maschile, quantunque il solo Matteo Villani l’abbia talvolta usato in genere femminile.
- ↑ impertanto è una particella la quale significa non pertanto, nondimeno, ed è correlativa di benchè, quantunque, avvegnachè. Così nel Crescenzi,1, 4, 1: Avvegnachè duramente riceva, impertanto le ritien fortemente.
- ↑ Si ponga ben mente a questo modo di dire per lettera, il quale significa in latino o latinamente; onde l’uno e l’altro di questi libri è scritto per lettera molto sottilmente vale l’uno e l’altro di questi libri è scritto in latino molto diligentemente. Quei buoni padri del trecento diceano ancora in grammatica, dotto in grammatica, uomo senza grammatica, per significare in latino, uomo dotto in latino e senza lettere latine. E leggesi nel Cavalca. Prol. Vit. SS. Pad. Acciocchè non solawente i letterati, ma eziandio i secolari senza grammatica lo possano intendere ec. Ma però questi modi oggi non sono da usare.
- ↑ volgare, tra le sue molte significazioni, vale ancora uomo idiota, senza lettere; e così si vuole quin intendere.
- ↑ sopra ciò pregato, cioè intorno a ciò pregato: notisi questo costrutto.
- ↑ sì mi brigherò) Brigare è verbo neutro passivo, benchè talora si trovi adoperato con le particelle mi, ti, ci ec., non espresse, e vale procurare, studiarsi, ingegnarsi, sforzarsi. Così si legge nel Tesoro di Brun. Latini, lib,1, 4: E perciò dovrebbe ciascheduno brigarsi di sapere ben parlare.
- ↑ gravezza in questo luogo vale propriamente gravità, grandezza, importanza
- ↑ isponere la sentenzia vale dichiarare un concetto della mente o il iignificato diuna parola o di una frase; ma sì isponere e sì sentenzia sono parole viete, alle quali oggi si dee sostituire esporre o sporre, e sentenza.