Capitolo XLVIII

../XLVII IncludiIntestazione 30 marzo 2011 75% Da definire

Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XLVIII
XLVII
[p. 68 modifica]

CAPITOLO XLIX.


Come molti furon morti da ciascuna parte.


Ma, fatta la battaglia, si potea ben vedere quanto d’ardire e quanta fortezza d’animo fosse stata quell’oste di Catilina: chè buonamente1 qual luogo ciascuno occupato avea vivo, quello, avendo perduta l’anima, con lo corpo copria. Pochi, li quali avea dispartiti la schiera pretoria, giaceano più in disparte, ma tutti erano morti di ferite dinanzi. Catilina di lungi dagli suoi fra le corpora de’ nimici fu trovato alquanto sospirando: la ferocità dell’animo, ch’avea avuto vivo, anche in faccia mostrava. E di tutta sua gente non ne fu preso niuno, cittadino nè ingenuo (a)2, nè in fuga nè in battaglia: tanto si misono alla disperata, altresì poco perdonando alla lor vita come a quella di loro nimici. L’oste medesima del popolo di Roma non ebbe lieta o senza molto sangue questa vittoria: chè ciascuno valentissimo o era morto nella battaglia, o era gravemente ferito. Molti di quegli ch’erano venuti dalle terre d’indi presso per vedere o per ispogliare, volgendo gli corpi de’ nimici, trovavano il loro amico e il loro oste3 ovvero il parente. Furono alcuni che fra li morti conobbono li loro nimici propii: e così per tutta l’oste e letizia e tristizia, pianto e allegrezza svariatamente andava.

Note

  1. (cioè uomo nato franco).
  2. buonamente qui sta per valorosamente.
  3. e il loro oste) Così traduce il latino hospitem; perocchè oste si adoperò pure per ospite, albergato: nel qual sentimento questa voce è oggi disusata, comechè sia tuttora in uso per albergatore.