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68 il catilinario

stavano loro. Di grandissima forza1 si combattea da ciascuna parte. In questo Catilina era con gli espediti e vigorosi della prima schiera: agli faticati soccorrea, e in luogo de’ fediti riponea gli altri; combattea molto, e faceva insieme officio di valente cavaliere e di buono signore. Quando Petrejo vide che Catilina, contra quello ch’egli s’avesse pensato, sì forte combattea, mise una coorte, che si dicea la Pretoria, in fra ’l mezzo de’ suoi nimici, e, avendogli rotti, eglino nientemeno difendendosi, uccise in quella schiera molti di loro; poi da ciascuno lato assalì, e combattè con li altri. Manlio e Fiesulano, capitani ch’erano fra li primi, furono morti. Poichè Catilina vide li suoi male andati2, e sè con pochi essere rimaso, ricordandosi di suo legnaggio, e della sua prima dignità, missesi3 in fra la grande moltitudine de’ nimici; e quivi combattendo fu trapassato4.


CAPITOLO XLIX.


Come molti furon morti da ciascuna parte.


Ma, fatta la battaglia, si potea ben vedere quanto d’ardire e quanta fortezza d’animo fosse stata quell’oste di Catilina: chè buonamente5 qual luogo ciascuno occupato avea vivo, quello, avendo perduta l’anima, con lo corpo copria. Pochi, li quali avea dispartiti la schiera pretoria, giaceano più in disparte, ma tutti erano morti di ferite dinanzi. Catilina di lungi dagli suoi fra le corpora de’ nimici fu trovato alquanto sospirando: la ferocità dell’animo, ch’avea avuto vivo, anche in faccia mostrava. E di tutta sua gente non ne fu preso niuno, cittadino nè ingenuo (a)6, nè in fuga nè in battaglia: tanto si misono alla disperata, altresì poco perdonando alla lor vita come a quella di loro nimici. L’oste medesima del popolo di Roma non ebbe lieta o senza molto sangue questa vittoria: chè ciascuno valentissimo o era morto nella battaglia, o era gravemente ferito. Molti di quegli ch’erano venuti dalle terre d’indi presso per vedere o per ispogliare, volgendo gli corpi de’ nimici, trovavano il loro amico e il loro oste7 ovvero il parente. Furono alcuni che fra li morti conobbono li loro nimici propii: e così per tutta l’oste e letizia e tristizia, pianto e allegrezza svariatamente andava.

QUI È FINITO IL SALLUSTIO CATILINARIO.

  1. di grandissima forza si combattea ec.) Di forza, posto avverbialmente, vale con forza, con impeto, gagliardamente; e qui di grandissima forza vuolsi intendere con grandissimo impeto, gagliardissimamente.
  2. poichè Catilina vide li suoi male andati) Notisi bel modo. Male andati qui si vuole intendere condotti a mal termine, rovinati.
  3. missesi per misesi: chè anticamente si dicea misse per mise.
  4. e quivi combattendo fu trapassato) Trapassare, oltre alle altre sue significazioni, ha pure quella di trafiggere, passare da banda a banda: e fu aggiunto dal Cesari al Vocabolario della Crusca con questo esempio.
  5. (cioè uomo nato franco).
  6. buonamente qui sta per valorosamente.
  7. e il loro oste) Così traduce il latino hospitem; perocchè oste si adoperò pure per ospite, albergato: nel qual sentimento questa voce è oggi disusata, comechè sia tuttora in uso per albergatore.