Idioma ladino - Tradizioni e racconti/20
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Traduzione dal ladino di Jan Batista Alton
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La Santa Croce di Badìa.
Sopra Badia dalla parte ove il sole si alza al pie d’un monte dirupato sorge una bella chiesetta, ove si recano in pellegrinaggio non solamente quasi tutti i Ladini, ma anche molti della Pusteria per ringraziare il Sig^ nore del bene fatto a loro o per pregar di qualche grazia in un gran frangente. Avanti più di 800 anni c’era in Carinzia un certo conte Otvino, il quale oltre ai possedimenti che avea in questa provincia comandava anche su gran parte della Pusteria ed è propriamente colui che fondò il convento di Sonnenburg. Si racconta, che egli si sia ritirato nelle montagne de’ Ladini, onde far penitenza dei suoi traviamenti commessi contro la santa fede ed i buoni costumi; un tempo già erano così questi signori: cattivi come il diavolo colla povera gente; finché erano giovani commettevano ogni stranezza immaginabile; ma più tardi, quando invecchiavano e non erano più atti a nulla, sentivano i rimorsi della coscienza, cosichè fabbricavano chiese, conventi ed altre cose prestando fede ai preti, i quali dicevan loro, che con opere simili si potevano ancora salvare l’anima. Così avvenne anche di costui. Egli si mise a vivere nelle vicinanze del Castello di Badia in una casuccia fatta di cortecce sostentandosi di radici e d’altre cose, che crescono nel bosco, come sarebbero mirtilli, more prugnole, mirtilli rossi, fragole e lamponi. In questo modo si dice, ch’egli sia morto da penitente e vero cristiano. La buona gente volle poi fabbricare uaa cappella in quel luogo, però senza riuscirvi, essendo sempre contrariata da qualche ostacolo. Una volta allorché i marangoni squadravano gli alberi per fabbricarla uno di loro si tagliò colla scure; nel medesimo momento vi volarono degli uccelli, che prese le scheggie insanguinate nel loro becco le portarono a pie del sasso della Croce. Ivi dunque si fabbricò la chiesa e la casa vicina. Essendosi data però la gente a commetter dei disordini in quel luogo invece d’andarvi per far orazione, l’imperatore Giuseppe II a ragione fece chiudere la chiesa. Nell’anno 1840 si ottenne di nuovo il permesso di portarvi la santa Croce.