L'Infinito

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La Luna o la Ricordanza Lo spavento notturno

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Idillio

L'Infinito


Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
     E questa siepe, che da tanta parte
     Del celeste confine il guardo esclude.
     Ma sedendo e mirando, un infinito
     Spazio di là da quella, e sovrumani
     Silenzi, e profondissima quiete
     Io nel pensier mi fingo, ove per poco
     Il cor non si spaura. E come il vento
     Odo stormir tra queste piante, io quello
     Infinito silenzio a questa voce
     Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
     E le morte stagioni, e la presente
     E viva, e ’l suon di lei. Cosí fra questa
     Immensitade il mio pensier s'annega,
     E ’l naufragar m’è dolce in questo mare.