I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Dell'arco trionfale a Traiano/Parte scultoria del monumento
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§ 7.° parte scultoria del monumento
Gli scrittori di cose d’arte non son tutti di accordo, nè in giusta misura i favorevoli, a parlare del merito delle sculture che decorano l’Arco a Traiano in Benevento. Ciò, come dissi, è provvenuto dal conoscerne poco o nulla, e questo poco o nulla per lettura di altri libri, nei quali nè si contendono dati precisi, nè illustrazioni complete e fedeli dei quadri che lo adornano. E il Rossi che lamentava tutto ciò, fin dai suoi tempi, se profuse larga copia di erudizione nello spiegare il simbolo di ciascun quadro e gli attributi di ciascun personaggio raffiguratovi, non ne mutò in meglio le sorti, essendo riuscita la sua opera più utile ai dotti che agli artisti. Le incisioni dei quadri contenute in essa non sono sufficienti a fermare l’occhio dell’uomo dell’arte, che vuol vedere nelle linee del disegno la veridicità dell’asserto, più che nelle declamazioni altrui, perchè il gusto proprio è larga parte del sentimento artistico; e in fatto di gusto, come altri disse, generalmente si parla molto e si ragiona poco.
Fra gli Archi ad un sol fornice questo è il solo che abbia tanta copia di sculture; imperciocchè quello di Tito non ha che i due quadri nell’interno del fornice, il quadro dall’apoteosi di quest’Imperadore nel mezzo del lacunare dell’arcata, le figure delle serraglie, quelle dei timpani e quelle del fregio. Gl’intercolunnii laterali ne son privi, non contenendo altro che un riquadramento per parte a forma di finestra, che Selvatico stima «sieno tutt’altro che leggiadri con quella tavoletta a guisa di cartello da cui stanno gravati.» E quello a Traiano in Ancona, tranne il busto di questo Principe nella serraglia, non contiene altra scultura; e soltanto ha, fra gl’intercolunnii laterali, due per banda di quei riquadramenti, ma più bassi, che si rattrovano nell’Arco di Tito.
Melani osserva che le sculture dell’Arco Traiano a Benevento si citino fra le più distinte della scultura romana. Quatremère de Quincy dice che i bassorilievi dei quadri nei fondi dell’attico sieno del medesimo gusto di quelli dell’Arco di Costantino, e «non inferiori a quelli di Roma per la bellezza della disposizione, la grandiosità dello stile e la saggia arditezza dell’esecuzione». Selvatico opina che quei dei fronti degli intercolunnii sieno di qualche pregio, e quelli dell’attico fra i migliori saggi della scultura Romana.
Con poco divario, questo è quanto appena ne dicono gli scrittori di cose d’arte.