I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Dell'antichità origine e sito della città di Benevento/Dell'antichità, origine e sito di Benevento

1. Dell’antichità, origine e sito di Benevento

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Dell'antichità origine e sito della città di Benevento Dell'antichità origine e sito della città di Benevento - Delle antiche vie che passavano per Benevento e primieramente della via Latina
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1. dell’antichità, origine e sito di benevento1


La importanza del sito di questa città dovette esser concepita ben presto, se tutti gli autori sono concordi nel ritenere Benevento assai più antica di Roma. Ed una origine assai più vetusta le ha assegnata la critica storica, contrastandole il vanto di essere stata fondata dall’etolico Diomede2, con nessun rimpianto pel silvestre cignale di Calidonia. Essa, per contrario, fu fondata dagli Osci, ed appellata con greca voce Malies; poi abitata dagli Etruschi Tirreni della Campania, e denominata con italico dialetto Maloenton, derivazione sempre del primitivo nome, quindi modificato in arcaico latino Malventum allorchè venne in possesso dei Sanniti Irpini; e in fine trasformato dai coloni latini in Beneventum, quando nel 486 di Roma divenne colonia romana3. [p. 244 modifica]

La città antichissima dovette sorgere fra Porta San Lorenzo4 e Cellarulo5, cioè, come quasi tutte le città più vetuste, nella parte più bassa dell’ampia valle che formano i bacini del Sabato e del Calore. In prosieguo di tempo si andò estendendo verso l’alto della collina che divide questi due fiumi, senza oltrepassare, nell’epoca imperiale, la curva tra il convento di S. Agostino, quello di S. Domenico e l’altro della SS. Annunziata. Tutto il restante dell’attuale fabbricato sino al Castello è di epoca longobarda.

L’argomento più valido per ritenere che l’antichissima Benevento sia stata situata in contrada Cellarulo è la posizione del ponte Leproso, sul quale passava il tratto dell’Appia che qui veniva da Capua: se il cuore della città non fosse stato ivi, i romani, che erano eminentemente pratici, non avrebbero gittato il ponte in quel sito dove ne ammiriamo tutt’ora i meravigliosi avanzi; per pervenire al quale dovettero girar per tre lati, di mezzodì, di occidente e di settentrione, la collina di S. Felice, la quale ora dicesi pure della Gran Potenza. De Vita6, mentre accennò alla maggior brevità dell’attuale Via nuova per Napoli, la quale tira in linea retta verso Benevento sul lato orientale della medesima collina, ed entra per Porta Rufina in città, non mostrò di intenderne la ragione, quando la disse più comoda: mentre da questa sua osservazione avrebbe dovuto cavare la illazione che i romani giraron l’Appia per l’altro versante per raggiungere il cuore della città antica, che era laggiù.

Ma non è questo il solo argomento: vedremo che anche la via Latina cavalcava il Calore all’estrema punta di Cellarulo a Ponte Fratto, e in linea retta saliva dolcemente la collina sin verso Porta S. Lorenzo, fra ampia distesa di fabbricati, dei quali tutti i giorni scopronsi e devastansi i vestigii.

Trasferitavi la colonia romana, la città dovette necessariamente ampliarsi, e non lo potè meglio che verso oriente, [p. 245 modifica]risalendo la collina, sia par la maggior salubrità, sia per causa del sollevamento del letto del fiume Sabato; il quale sollevamento, rendendo più facili le sommersioni della bassa pianura, restrinse l’area edificatoria. Così troviamo gli avanzi di grandiose terme presso le mura della città fra Porta S. Lorenzo e Port’Arsa7, nella proprietà dei sig.ri Raffaele Palmieri e Cardona Oliva, accosto la chiesetta di S. Cristiano; gli avanzi più grandiosi del Teatro8, dei quali ci occuperemo di proposito nel capitolo V, in contrada oggi detta Triggio, sempre nella parte bassa della città, sul versante del Sabato; l’Arco del Sacramento, del quale ho discorso nel precedente capitolo; e tanti altri avanzi di epoca romana. Ma gli estremi ruderi romani rattrovansi tra le case Sifo, Rummo e Manciotti sul Corso Garibaldi, presso la chiesa del Gesù e il fabbricato del Liceo-Convitto Giannone, pria convento dei Gesuiti. Oltre questo limite, in quattordici anni di esercizio della professione in questa mia patria di adozione, non ho scoverto tracce di opere antiche; e pure di scavi di fondazioni se ne son praticati molti sotto i miei occhi. Non so se possavi essere maggiore argomento per ritenere che da questo punto a Castello non siavi stata città anticamente, e che solo nell’epoca longobarda essa vi sia surta. E, come vedremo in prosieguo, quassù i Duchi e i Principi longobardi ebbero la loro Corte, quivi innalzarono il tempio di Santa Sofia. Poeticamente Gregorovius9 mette l’arce romana e poi la vecchia fortezza longobarda dove oggi è il Castello. Ma di ciò a suo luogo.

Se le cose son così, dunque, come io le ho messe in chiaro, parmi non abbia fondamento alcuno l’asserzione di Borgia10, che da Port’Arsa o Porta delle Calcare11 al Monastero di S. Modesto (poco al di sopra dell’antico Teatro) non sia esistita città antica, [p. 246 modifica] avendo egli letto in antichi documenti riguardanti quella contrada la dicitura nova civitas Beneventana, ed essendo situato colà, secondo lui, l’anfiteatro, che d’ordinario soleva mettersi fuori la città. Ho già accennato che quei ruderi non appertengonsi ad Anfiteatro, ma a Teatro, per la qual cosa sfuma già il suo primo argomento. L’altro poi è debole di per sè, imperocchè l’aggettivo nova non deve riferirsi assolutamente ad una città addirittura surta su di un terreno vergine, ma può ben applicarsi ad un’altra che sia stata edificata sui ruderi dell’antica. Nel fatto attuale è proprio così.

Note

  1. Questo paragrafo non sembri al lettore una digressione, estranea all’obbietto che ci occupa, invece è un preliminare opportunissimo per la migliore intelligenza di quanto dovrò esporre in prosieguo ed un risparmio di noiose ripetizioni.
  2. P. Raff. Garrucci: Le antiche iscrizioni di Benevento, Roma; Tipog. Poliglotta, 1875, pag. 16, 17 e seguenti.
  3. Op. sudetta, pag. 1, 14, 16, 18.
  4. Da pochi anni demolita, tra i palazzi dei Marchesi Pacca e Pedicini.
  5. Contrada alle spalle del nuovo tempio della Madonna delle Grazie, ad occidente.
  6. Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, tom. I. pag. 181, nota (a).
  7. Questa porta è situata ad occidente nel sito più basso dell’attuale cinta.
  8. Erroneamente creduto anfiteatro dalla maggior parte dei patrii scrittori.
  9. F. Gregorovius, Nelle Puglie, versione dal Tedesco di Raffaele Mariano, Firenze, Barbera, 1882, pag. 76.
  10. Stefano Borgia, Memorie Istoriche della Pontificia Città di Benevento, Roma MDCCLXIV, parte II. pag. 360 e seg. in nota.
  11. Così detta pure per l’esistenza delle fornaci per calce e laterizii ivi presso.