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Polyporus ovinus

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Polyporus ovinus (Schaoff.) Fr. — Tav. XCIV.

Ital. Poliporo ovino. Franc. Croquette de sapinières Ted. Schafeuter. Ha cappello da convesso-spianato, al margine irregolare, largamente lobato-sinuato, secco, glabro, con epidermide rotta coll’età in areole quadrilaterali o squame, di colore bianco-grigiastro, con tinta qua e là giallo-zolfino o quadrello; tubi nella parte inferiore del cappello molto corti, decorrenti sul gambo, bianchi, poi citrini, con orifìzii quasi rotondi, piccoli, del medesimo colore; gambo solido, irregolare, per lo più eccentrico, verso la base tuberoso o eguale o anche attenuato, bianco, poi con macchie color citrino; carne bianca, poi color citrino, di grato odore e sapore da mandorla, basidii clavati, 20 × 5-6 μ; spore bianche, con nucleo oleoso, quasi globose, 3-4 μ. di diametro.

Cresce a grandi famiglie nelle selve di conifere di montagna, sovente a cespi di due o tre individui saldati al piede, dall’agosto all’ottobre.

Il Poliporo ovino è fungo d’assoluta innocenza e di abbastanza buon gusto. Si usa anche in certe regioni alla guisa dei rapani, cioè tagliato a fette ancora crudo e condito con olio, sale e pepe, quale appresso alla carne, al pane ecc. Spiegazione delle figure: a-b Fungo in vario grado di sviluppo, c Fungo veduto dalla parte inferiore, d Fungo sezionato verticalmente, e Basidii. f Spore.