I cani/Cane di Terranuova

10. Cane di Terranuova

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I proverbi sono la sapienza delle nazioni, ma non tutti meritano cecamente fede. Il proverbio secondo il quale nessuno è profeta in patria, ha molte eccezioni. Io conosco, tutti conosciamo, dei signori i quali, anche collo scrutinio di lista, sono stati magnificamente profeti in patria e che secondo tutte le probabilità fuori non avrebbero profetizzato nulla, e conosco, e tutti conosciamo, uomini di valore che girarono lungamente il mondo e ritornarono a casa spennacchiati. Ma se questo proverbio non è sempre vero per l’uomo, è verissimo pel cane di Terranuova. Questo meritevole e bell’animale nel suo paese ci fa venire alla mente la bella poesia di Schiller sul Pegaso al giogo. Nel suo paese il cane di Terranuova è bestia da soma e bestia da tiro, mal nudrito, malmenato. Da noi è ben veduto, accarezzato, ammirato per la sua bellezza e per la sua bontà, amato pei grandi servizi che ci rende, tenuto nelle migliori condizioni perché ci possa rendere il più ampiamente possibile questi grandi servizi. Sono in generale i cani buoni nuotatori, e Plutarco ci ha trasmesso il nome di Melampito, il cane di un commerciante di Corinto che attraversò il mare per seguire il suo padrone. Ma nel nuotare il cane di Terranuova supera di gran lunga tutti gli altri. Si potrebbe dire, parlando l’antico linguaggio della astrologia, che il cane di Terranuova sia nato sotto la costellazione dello acquario. Invero, si compiace nell’acqua quasi come una foca, regge a lungo sommerso: nuota volentieri tanto nei fiumi e nei laghi quanto nel mare. Talora va così lontano dalla sponda che veramente è una meraviglia il vederlo. Tutti i suoi movimenti nel nuoto sono eleganti e svelti, gli occhi espressivi dell’intelligente animale lasciano vedere la contentezza che prova. Se il suo padrone si butta nell’acqua con lui, la sua contentezza non ha più confini; gli si aggira intorno festosamente, gli nuota davanti, ritorna, manda lieti gridi, e gli pare sempre, quando il padrone ritorna a terra, che sia rimasto troppo poco, e lascia scorgere il suo rincrescimento. Ma dove l’animale diventa sublime è quando l’uomo è in pericolo nell’acqua; qui non si tratta più del padrone. È un uomo e basta; non lo ha mai veduto, ma si tuffa, si adopera con tutte le sue forze per salvarlo. Sa che si tratta sovrattutto di tenergli il capo fuori dell’acqua, e si adopera per modo da ottenere questo effetto. Sono numerosi i racconti di parecchi marinai salvati l’uno dopo l’altro da uno di questi cani; sovente esso dalla barca portò in bocca una fune alla spiaggia, e con quella si poterono salvare tutti insieme. A Parigi, come ognuno sa, fu organizzato un servizio particolare di questi cani, in riva alla Senna, nella stagione dei bagni. A Parigi, come dappertutto, vi è molta gente che va a bagnarsi senza saper nuotare, c’è molta gente che sapendo nuotare poco crede di saper molto e risica la vita. Le statistiche registrano molti casi di gente in tale condizione salvata da questi cani.

I cani grossi, fatta eccezione pel bull-dog e pel veltro, sono tolleranti coi cani piccoli. I cani piccoli fanno a fidanza con questa virtù dei cani grossi, e si compiacciono nel tormentarli, e tanto più li tormentano quanto più li riconoscono tolleranti.

Io ho veduto ciò di cui parlo in un grosso cane da guardia e un piccolo botolo, che si volevano molto bene. Il piccolo abusava indegnamente della bontà del grande, il quale non perdeva mai la pazienza. Ma la perdeva io. Quei due cani erano miei, e io non aveva ancora fatto il callo alle ingiustizie. Io puniva colla frusta il botolo petulante, e il grosso bonaccione mi guardava come se avesse voluto dirmi che non francava la spesa.

Il cane di Terranuova, siccome più intelligente e buono, è più degli altri grossi cani tollerante coi piccoli ed è conseguentemente più tormentato. Un grosso cane di Terranuova lungamente tormentato da un petulante cagnolino, un giorno prese delicatamente in bocca il piccolo tormentatore senza troppo stringere i denti, lo portò nell’acqua fino a una certa distanza, poi lo lasciò che se la cavasse da sé pel ritorno, contentandosi di tenerlo d’occhio dalla lontana, perché in caso di pericolo non sarebbe stato senza aiutarlo.

Un grosso cane di Terranuova era tormentato da un grifone che un giorno gli si avventò al capo e gli si appese coi denti alle labbra. La scena seguiva sopra un bastimento. In quel bastimento c’era alla prora una caldaia nella quale bolliva della pece. Il cane di Terranuova, col piccolo grifone appeso al muso, si avviò verso la caldaia, e ci tuffò per le reni il suo aggressore. Il misero grifoncino non si aspettava l’attacco da quella parte, allentò di colpo le mascelle e non dimenticò più mai quella lezione.

È raro che si tengano cani a bordo, ma qualche volta ciò si fa. Io ho navigato sopra un bastimento a vela dove c’era un cane portatovi da piccino, il quale aveva navigato in tutti i mari, nuotato in tutti i porti, e non messo mai piede a terra. Del resto, il cane di Terranuova, affezionatissimo sempre all’uomo, lo aiuta anche fuori dell’acqua, fra le nevi, sulle montagne, e si adopera allora come il cane del San Bernardo.