I bambini delle diverse nazioni/I bambini del Giappone
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I BAMBINI DEL GIAPPONE
Il sole nell’estate ha in quel paese tanta forza e intensità di calore, che durante il giorno spesso nessuno può uscire; l’inverno invece è un poco rigido, perchè la neve vi cade sovente, e il sole, che è caldo durante il giorno, fa parere le notti più fredde di quello che sono.
Ma questi grandi eccessi di temperatura non turbano punto la felicità dei bimbi giapponesi, che sanno divertirsi tutto l’anno, hanno una quantità di balocchi, e una delle cose che li rende più felici è la loro obbedienza e il loro affetto per i genitori, i quali non hanno mai ragione di punirli. Sono così miti di animo e così buoni, quei piccoli giapponesi, che una parola detta loro in tono di dolce rimprovero, vale per essi più di una punizione.
Il popolo giapponese è molto intelligente e desideroso d’imparare; e quando si vedono i bimbi di nascita con gli occhietti neri e i visini bruni che guardano come se cercassero qualcosa, si capisce che il desiderio di sapere e d’imparare è innato in quella razza.
Mi meraviglio che essi quando sono in età di capire ammirino le loro madri che si rendono così ridicole coprendosi di polvere bianca il viso scuro, e tingendosi di nero i denti. Ogni ragazza giapponese quando si marita segue quella consuetudine; ora peraltro esse cominciano a non annerirsi più i denti.
La madre porta il piccino sulla testa, e quando è stanca quell’ufficio tocca al padre. Appena i bimbi sono grandicelli vengono portati a cavalluccio e non solo dai genitori, ma dai fratelli e dalle sorelle, e non è raro il vedere un bambino piccino che ne porta uno anche più piccolo di lui sulle spalle.
I giapponesi sono un popolo molto pulito e molto amante dei bagni; benchè in ogni casa grande ci sia una stanza da bagno, le città sono piene di stabilimenti balneari e si riconoscono dalle bandiere nere sventolanti sulle porte. Oltre i bagni, le madri giapponesi hanno cura che i loro bambini imparino a tuffarsi nell’acqua fredda dei fiumi e ad immergersi nella neve.
Al Giappone si dà grande importanza all’educazione, e non solo i bambini e le bambine di ogni classe imparano a leggere e scrivere, ma anche studiano la storia del loro paese, che come si sa rimonta a 2500 anni addietro. I giapponesi sono molti orgogliosi del loro paese e forse a ragione, poichè si crede che vi sia la più antica dinastia del mondo, avendo i mikado (sovrani) regnato senza interruzione da 660 anni prima di Gesù Cristo.
Moltissimi, anzi il maggior numero dei bimbi giapponesi, sono inviati a scuola e si vedono per via seri seri, ripetere a voce alta la lezione. Il giapponese è popolo Bimbi giapponesiamantissimo della lettura, e nelle strade della città vi sono molte botteghe di libraio.
Coloro i quali crearono e dettero incremento alla letteratura giapponese, non dimenticarono i bambini. Anche per questi vi sono molti libri e specialmente illustrati.
Nella stessa guisa che i bambini imparano sempre le lezioni a voce alta, anche i grandi leggono sempre forte, e non hanno, come noi, la consuetudine di seguire con l’occhio solamente le parole.
I giapponesi scrivono i loro caratteri in colonne che partono da cima e vanno fino in fondo alla pagina, come fanno pure i chinesi, ma i caratteri non sono gli stessi; le parole chinesi sono tutte corte, mentre molte di quelle giapponesi sono lunghissime, eppoi la lingua giapponese ha un alfabeto che la prima non ha.
È abbastanza difficile il mantenere la disciplina nella scuola, perchè i ragazzi giapponesi non sono allineati sulle panche come nelle scuole europee, ma stanno seduti per terra; il maestro peraltro ha un ventaglio in mano, del quale si serve come gli antichi maestri italiani della bacchetta, e quando il ventaglio non serve per ristabilire l’ordine, ricorre alle punizioni.
I bambini «del paese del sole levante» portano la testa rapata, meno quattro piccoli ciuffetti di capelli, uno davanti, uno di dietro e uno da ogni lato. Essi usano delle vesti chiare di molti colori con ampie brache lunghe munite di tasche, e con quelle teste pelate fanno un curioso effetto. Alcuni portavano le calze, ma molti no. Questi hanno soltanto zoccoli di legno, che legano attorno al pollice, ma li tolgono appena entrano nelle stanze.
Accanto alle tasche i bambini hanno anche un’altra apertura, dove tengono la borsa e il materiale per scrivere. Gli uomini portano invece una cordicella alla vita, alla quale è appeso un calamaio portatile, un pennello per scrivere e della carta.
Se parlassi qui della religione giapponese, i piccoli lettori ne capirebbero poco. Quella religione si chiama Shinto e i bimbi e le bimbe debbono pregare il sole, la luna, le stelle, i fiumi, gli alberi ecc., molti altri Dei o Dee e il Dio del Sole, che è la loro divinità massima.
Anche i bambini solennizzano le feste in onore delle loro deità e nei giorni che esse ricorrono vanno presto la mattina dal barbiere (al Giappone si alzano col levar del sole e vanno a letto quando tramonta), si mettono gli abiti migliori e s’impolverano e si dipingono la faccia, e poi si recano al tempio di Shinto. Fuori di esso trovano talvolta diversi cani di bronzo, e allora ne toccano uno e poi toccano sè stessi nella stessa guisa, e quello significa di pregare per esser buoni e forti. Quando non possono andare in un tempio, suonano un campanello per richiamare l’attenzione della deità, mettono in una cassetta del denaro che hanno portato seco, e pregano di esser benedetti. Lungo la via hanno comprato due focacce di riso e le danno a un ragazzo appartenente al tempio in cambio di una che è stata benedetta.
I cani sono tenuti in grande onore al Giappone, e nessuno oserebbe ucciderli; per questo quando i bambini vanno a scuola ne incontrano molti. Quelli che hanno un padrone portano un collare di legno, gli altri hanno buon aspetto e pare che sappiano quanto sono venerati. I cani randagi passano la notte nelle stalle e nelle capanne; e come da noi ci sono le guardie per proteggere gli uomini dalle aggressioni, così al Giappone vi sono guardiani per i cani e ospedali per rifugiarli quando sono ammalati.
Sarebbe impossibile descrivere tutto quello che si fa al Giappone per render felici i bambini. Quando vanno a passeggiare trovano ovunque dei banchi dove si vendono balocchi e dolci, e il 3 di marzo vi è una festa detta «La festa delle bambole,» ed è specialmente fatta in onore delle bimbe. Quelle bambole, che si espongono il 3 di marzo, sono quasi sempre fatte di legno e vestite magnificamente. Le bambine fanno alle bambole finchè non sono grandi e poi le conservano per i loro figli e così rimangono nella famiglia. Le bambole vengono appese alle pareti e sopra Una via del Tokiodi esse si vedono molti piccoli ventagli, poichè è noto che il ventaglio è comunissimo in China come nel Giappone.
Il 5 di maggio vi è pure una festa per i ragazzi detta «La festa delle bandiere.» I balocchi rappresentano grandi comandanti ed eroi e arnesi di guerra, specialmente in bandiere, che sono regalate ai ragazzi.
I bimbi giapponesi hanno una grande disposizione per la mimica e una grande passione per recitare. Essi fanno molto volentieri i più difficili esercizi ginnastici e giocano pure alla palla con i piedi, e innalzano gli aquiloni di carta che rappresentano una quantità di cose, e camminano volentierissimo sui trampoli. Le bimbe giocano al volano, che ha la forma di un uccello, e alle racchette. Nelle serate invernali tanto i bambini quanto le bambine fanno giuochi di sala seduti intorno alla tavola.
I balocchi giapponesi sono troppo numerosi per poterli descrivere. Del resto, essi giungono adesso in gran parte anche da noi, con le facili comunicazioni che si sono stabilite fra i due paesi, ed è facile vederli nelle botteghe dove si fa commercio di ciò che si fabbrica al Giappone.
I giapponesi riescono benissimo nei giuochi acrobatici e di prestidigitazione, e spesso vengono nei circhi equestri anche in Italia a dar prova della loro abilità. Ne ho veduto uno che con una farfalla di carta e un ventaglio riusciva a far credere che la farfalla fosse animata e volasse ora rapidamente ora lentamente. Essi riescono pure a mascherarsi benissimo con grandi teste di carta e facendo orribili contorcimenti con tutta la persona.
Ho dimenticato di dire che nelle strade vi sono dei banchetti dove si vende tutto ciò che è necessario a fare una focaccia; i piccoli avventori sono contentissimi di manipolarla da sè, e il venditore la cuoce subito nel suo forno.
Tutto ciò che i genitori dei piccoli giapponesi fanno per rendere a questi l’esistenza facile e gradita è largamente compensato dall’affetto, dalla venerazione che i figli hanno per il padre e la madre e per i nonni, nei quali onorano l’età e il grado di parentela che ad essi li unisce.