I Salmi di David (Diodati)/SALMO LXXXV
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SALMO LXXXV.
1 A la tua terra cara
Grazia e mercede già, Signor, facesti.
Ed a Iacob, disciolto
Da servitude amara,
Il don di libertade alma rendesti.
E lui purgato e assolto
Di colpe e iniquitadi, ond’era involto,
Tu spegnesti, placato, i fieri incendi,
Che contra i peccator severo accendi.
2 O nostro Redentore,
Nuovo ristoro ancor danne al presente,
E ’nverso noi racqueta
L’infocato furore.
Contra noi vuoi sfogarlo eternamente?
Nè l’umil mansueta
Tua gente far in te contenta e lieta:
Rinovellando in lei lo spirto e vita,
Per gli affanni mortal scema e smarrita?
3 Fanne apparir il lampo,
Caro Signor, del tuo favor divino:
Siine benigno e pio
Del tuo bramato scampo.
A le parole avrò l’orecchio chino,
Del nostro sommo Dio.
Ch’a’ fedeli ed al suo popol natío,
Perchè corretto omai saggio diventi,
Di conforto sentir farà gli accenti.
4 Presso è la sua salute
A chi devoto il riverisce e teme.
Ne le nostre contrade
La sua gloria e virtute,
Dimoreranno, e scontreransi insieme
Clemenza e veritade:
E baceransi pace ed equitade.
Di fe’ da terra spunterà lo stelo,
E la giustizia mirerà dal cielo.
5 Ed il Signor di beni
Farà pel mondo traboccar ruscelli:
E scoppieran di frutto
I nostri almi terreni,
Fatti di nuovo più fecondi e belli.
E fie da lui condutto
Dritto governo avanti sè per tutto:
E di giustizia si vedran segnati
I felici sentier da lui calcati.