I Neoplatonici/Capo 5
Questo testo è completo. |
◄ | Capo 4 | Capo 6 | ► |
Passarono alcuni mesi, e Doro fu preso da una febbre violenta, e giacque in letto per oltre venti giorni assistito con ogni cura amorosa dalla madre sua, e dal suo amico: e poi che si levò, e stette meglio, e poté uscire di casa la prima volta, andò solo da Innide, la quale gli fece tenerissime carezze. Come stai, o bel Doro? mi pare un anno che non ti vedo, ragazzo mio! Ma sai tu che così pallidetto sei più bello? Mi diceva Callicle le febbri ardentissime che hai avute. - Che febbre, o Innide! e quando era più cocente io sognavo te, e parevami che tu mi risanavi. - Davvero? e come? - Mi pareva che tu mi sedessi in grembo, e con la bella manina tua pigliandomi il garofano lo mettessi nell’altro vasello, e così io mi sentivo risanare. Deh, Innide, per Venere Callipigia risanami a questo modo: tu sola puoi farmi rifiorire - T’intendo, o filosofino, t’intendo: tu vuoi fare con me come voi altri uomini fate fra voi; e mi vieni a contare di sogni. Senti Doro: io so dire alcune parole le quali hanno la potenza di risanare coteste malattie. Oh non ridere: lasciami dire, e vedrai. Se non produrranno effetto, io farò quello che vuoi. - Sono parole magiche? - Sì, magiche. - E se non riuscirà la magia? - Prometto. - Fa dunque l’incantesimo. Innide destramente si scioglie i capelli e se li lascia cadere su le spalle, si apre un po’ la veste sul petto perché compariscano le mammelle, e dice: Vieni qui, o Doro, siedi dirimpetto a me, ginocchia contro ginocchia, dammi le mani, e guardami bene negli occhi. Dimmi un po’: dov’è la bellezza nostra, dico la bellezza degli uomini e delle donne? Nel volto. Nel volto c’è lo sguardo, il sorriso, il bacio, la parola, l’anima tutta quanta. Copri il corpo di vesti, e la bellezza parrà nel volto: copri il volto e scopri il corpo, la bellezza disparisce. Ora godere del corpo senza del volto, è godimento senza la bellezza, è godimento non di uomo ma di bestia che non conosce la bellezza. Tutti gli animali quando si accoppiano fra loro fanno a lo stesso modo: il maschio salta su la femmina, e facendo loro lavorio la femmina guarda giù, il maschio su, e in poche parti del corpo si toccano, e finito quel loro lavorio si spiccano e vanno via. Solamente l’uomo e la donna quando si congiungono, si mettono di faccia a faccia, si guardano negli occhi l’uno dell’altro, e si sorridono, e si baciano, e si dicono dolcissime parolette, e sentono la bellezza nel godimento, il quale gustato così è il maggiore dei godimenti, ed è poi veramente divino se unito ad amore: allora i sorrisi, i baci, le parole sono divinissimi. E poi godendo così di faccia a faccia, tutte le altre parti del corpo si toccano e si congiungono, le cosce a le cosce, il ventre al ventre, il petto al petto, e le braccia stringono, e le mani scorrono per ogni parte, e per la schiena, e su le mele: così che non v’è parte del corpo che non senta di questo diletto nel punto che l’uomo e la donna si congiungono. Quando l’animale si congiunge all’animale il maschio afferra con la bocca la nuca della femmina, e se non l’afferra rimane con la lingua fuori della bocca: noi altri congiungiamo faccia a faccia, bocca a bocca, e nella bocca dell’uno è la lingua dell’altro. Insomma questo godimento negli animali è del corpo, e non di tutto il corpo, negli uomini è godimento di tutto il corpo e di tutta l’anima se è unito ad amore - Doro disse: Qual maga ti ha insegnate queste parole, o Innide? - Io sono ateniese, o Doro, rispose Innide, e noi altre donne ateniesi sappiamo tutte un po’ di magia. E dicendo così sorrise con tanta grazia; e lo guardò con occhi così accesi che Doro fu vinto dalla magia, e baciandole prima le mammelle e i ricci che vi cadeano sopra, disse: Godiamo ora questo divino diletto. E tutti e due nudi si abbracciarono, e con dolci sguardi, e soavi sorrisi, e dicendo, Doro mio! Innide mia! o bellissimo garzone, o vezzosissima maga! si dimenarono un pezzo, e con un sospiro si riposarono.
E nel riposo rimanendo congiunti, Innide con le sue dita di rosa prendendo le due guance del giovanetto gli diede un bacio nella bocca, e gli disse: Ti sono già spuntati i peli sul labbro superiore, e quando ti vidi la prima volta non li avevi: i miei baci te li hanno fatti spuntare, i miei baci te li faranno crescere: e quando saranno cresciuti e avrai un bel paio di baffetti, lisciandoli con la mano tu dirai fra te stesso: Mi sono nati, mi sono cresciuti coi baci d’Innide, e ti ricorderai d’Innide tua, e di questo godimento. Guardami con quei begli occhi! quanto sei bello, o mio Doro, o fiore mio soavissimo! che bell’odore mandano le tue membra! questo tuo petto è d’avorio pulito! - Sono belli gli occhi tuoi, o Innide, e bella questa bocca ond’escono parole che legano il cuore. Innide mia, Innide mia dolcissima ed amatissima. - E gli occhi, e la bocca, e queste parole, e questi baci, e questo godimento che hai ora l’avresti tu, se mi avessi presa a le spalle, e ti godessi tu solo un piacere che certamente è minore di questo, e dessi a me dolore o almeno noia, a me, a la tua Innide che ti parla e ti guarda e ti bacia? - Basta, basta, o maliarda, disse Doro: tu mi inebbrii con le tue parole. Godiamo un’altra volta di faccia a faccia, di bocca a bocca, e confondiamo insieme l’anima mia e la tua. Questo è godimento con intelligenza, è godimento di uomo, ed anche gli Dei hanno voluto goderlo e mescolarsi con le donne: come mi mescolo io con la bella Innide, con la vezzosa maga Innide, e mi sento divenire un Dio. - E goderono insieme la seconda volta.
Non più, disse Innide: che questo ti risana, e più ti nuocerebbe. Rimani ancora a letto, e fa quello che io ti dico. - Ella salta giù, prende una coppa, ci versa del vino e del mele, e la porge al giovane, il quale la beve con piacere. Poi gli si pone a sedere a canto al letto e comincia un chiacchierio, e intanto con la mano gli carezzava leggermente la fronte, e gl’impigliava nei capelli le dita, sì che il giovane a quel favellio a quelle carezze chiuse gli occhi, e si addormentò. Dopo un’ora riaprì gli occhi, ed Innide sorridendo gli disse: Oh sei risanato: ti sono riapparite le rose sul viso. Non te lo dicevo io? Or va, lavati, rivestiti, e torna a casa, che la mamma ti aspetta. Doro non le disse altro, le diede altri baci, e andò a casa dove la mamma fu contenta di vederlo lieto e fiorente come prima.