Guida di Castiglione dei Pepoli/XXVII
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XXVII.
Da Castiglione a Bargi
Si passa il Brasimone dopo le Cascine di sotto; si giunge al monte detto Capravecchia, per una via mulattiera discreta. Scendiamo, e poi risalendo siamo a Bargi in due ore circa.
Questa parrocchia, composta di casolari sparsi e di borgatelle, appartiene al Comune di Camugnano, ha un bel tempio posto a cavaliere d’un colle aprico sulla Limentra, ricco di bei coltivati.
Furon di Bargi i Muzzarelli e gli Acquafresca, nomi non ignoti agli amatori delle arti e delle industrie italiane.
I Muzzarelli furon noti eccellenti nel costruire orologi da sala e da torre, celebrati per macchine perfettissime di vaghe ed artistiche forme; furono eccellenti tornitori in metallo ed in legno, cesellatori ed ebanisti insigni. Dei lavori dei Muzzarelli son ricche molte chiese dell’Emilia e della Toscana: non poche delle opere loro si trovano anche adesso in case di persone private; varie nelle gallerie e nei musei.
Uno dei pochi orologi a torretta, o da sala rimasti su questi monti portante la data del 1828 fu acquistato, durante le esercitazioni tattiche tenute nel 1896 in questi paesi, dal General Mirri, bella gloria militare emiliana, che volle così testimoniare la sua stima a quella valente famiglia di artisti.
I Muzzarelli si distinsero specialmente nella seconda metà del secolo XVIII e nella prima del secolo XIX.
Gli Acquafresca si distinsero in modo speciale per la loro officina di armi da fuoco e da taglio, e il loro nome ne andò celebrato in Italia e fuori d’Italia.
Le armi da fuoco furono apprezzate per la sicurezza delle canne, per le forme eleganti, per gli squisiti lavori di cesellatura e di brunitura; quelle da taglio furon famose per la bontà della tempra, per i fregi e damascature delle lame.
Sugli Acquafresca v’ha una accurata memoria, o monografia, dell’ing. prof. Comelli, valoroso collaboratore di quel magnifico studio, che è la Guida dell’Appennino Bolognese. La monografia s’intitola: «Di un celebre armaiolo della montagna bolognese» (Bologna, Tip. Fava e Gavagnani, 1893). Gli Acquafresca — il più celebre di tutti fu Matteo — nacquero in Bargi — ai Piallacci — dove anche adesso abitano i loro discendenti.
L’Autore ci fa sapere che nel Museo pubblico della città di Birmingham — la più celebre Armeria del Regno Unito — dove si ammirano immense raccolte comparative delle più svariate e peregrine forme di archibugi a miccia, a ruota, a pietra focaia ecc. si nota con vera maraviglia di compiacenza, un elegante archibugio a retrocarica di fattura italiana e che porta la data del 1694.
Il catalogo del Museo lo segna col N. 414’85, e colla seguente indicazione: «Hint-lock, quu Breechloudor bi the celebrated Aqua Fresca’ of Bargio». (Fucile a pietra focaia del celebre Acquafresca di Bargi).
Quest’arma di maravigliosa struttura, artisticamente lavorata e caricantesi dalla culatta, mostra non solo la grande abilità dell’artefice, ma ancora che (al contrario di quanto volgarmente si crede) la retrocarica non è un perfezionamento moderno.
Gli Acquafresca erano rinomati maestri nell’arte di cesellare ed intarsiare finamente gli accessori delle loro armi.
Un magnifico archibugio di Matteo dalla canna elegantissimamente fregiata ad ornamenti, e disegni dorati, con damasca tura ammirabile e brunitura perfetta adorna la celebre Armerìa di Torino. Vi è la scritta — Mattias de Barze.
Come il Cellini, come il Duprè, come tanti altri dei nostri artisti, anche l’armaiolo de’ Bargi scrisse una specie di autobiografia in forma di cronaca. In questa narra che nel 1699, l’E.mo Arcivescovo di Bologna, Buoncompagni, facendo la visita pastorale a Bargi si recò un’officina dell’armaiolo e la benedisse. Io credo che questo fatto onorasse molto più il presule bolognese, che il valoroso armaiuolo!