[p. 49modifica]Lingua. — Gli abitanti delle due valli, d’Ombrone e di Nievole, come negli esercizi della vita e nei costumi, si assomigliano nella lingua, che [p. 50modifica]
parlano con antica eleganza. Ottimamente poi si usa l’idioma gentil sonante e puro nella terra natale di messer Cino, dove si sente pronunziato con armonia musicale dalle colte persone fino al popolo minuto, e senza quasi veruna alterazione e specialità di vocaboli: lingua parlata che può tradursi in iscritto ed aversene un buon dettato. I quali pregi di lingua si estendono pure a tutta la montagna pistoiese, come ne fanno fede i canti popolari che suonano ancora sulle labbra delle vaghe abitatrici di essa. Le quali, mentre i loro uomini nella invernale stagione se ne vanno in Maremma a guadagnarsi con gravi fatiche una parte del vivere, come serbano intatto il deposito delle masserizie domestiche, mantengono pure quello della lingua, in specie ne’ racconti delle veglie e in que’ loro canti chiamati rispetti e stornelli ispirati alle medesime dall’amore, e soprattutto dal desiderio del ritorno de’ loro più cari. (Vedi Canti popolari toscani raccolti e annotati da Giuseppe Tigri, terza edizione; Firenze, Barbera, 1869; e Sul vivente linguaggio della Toscana, Lettere di G. B. Giuliani, Firenze 3. ediz. Le Monnier 1865.)