Guida della Val di Bisenzio/Parte seconda/12
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AL MONTE DI BUCCIANA (1270 m.)
itinerario n. 12.
Indicazioni utili.
Partendo da Prato provvedersi di cibi. Chi salisse al M. di Bucciana da Cantagallo deve fare a rovescio la via descritta a pag. 120; occorre ore 2, per l’ascensione da Cantagallo.
Da Prato per gli Acquiputoli, ore 7.
Fra le sommità dell’Appennino che serra la Val di Bisenzio a nord-ovest è il M. di Bucciana non inferiore ad alcun altro per bellezza di struttura, per amenità di posizione, per dovizia di pascoli e di boschi.
Questo monte sorge come isolato, in mezzo a due avvallamenti dello Spartiacque appenninico e prendono il nome di Foce di Cerbiancana quello a mezzogiorno, di Foce delle Coltre quello a settentrione. Questo è molto più profondo dell’altro, e il M. di Bucciana vi si avvalla per due piccole terrazze, dai fianchi ripidi ed erti. I due versanti poi che scendono alla Limentra e al Bisenzio hanno anch’essi un forte pendìo con questa differenza, che il primo è molto inclinato sino al torrente, tutto vestito di faggi a macchia cedua, il secondo giunto ad un certo punto dalla vetta lascia la ripidezza e pianeggia nelle belle selve di castagni delle Cave per ritornare poi a discendere quasi perpendicolare sulle sponde del torrente Bacuccio. È da notarsi però che il lato di questo monte verso il fosso di Ceppeta si mantiene sempre ripidissimo e a chi vede Bucciana da Cantagallo sembra il poggio più erto che abbia mai veduto.
Itinerario. — Sino agli Acquiputoli si segue l’Itinerario 10, Via a, e quivi lasciando la strada che scende a Logomano, si piglia il sentiero che sale su ripido per un poco e poi pianeggiando costeggia lo Spartiacque appenninico. Passata un’insenatura si trovano tracce di via lastricata, e quindi il sentiero si fa sempre più erto e faticoso sino alla sommità dello Spartiacque, dove incontra un sentiero che viene da sud-ovest della Cascina di Spedaletto (35 min.), L’escursionista resta come estatico dinanzi allo spettacolo che si presenta da questa foce. I monti di rimpetto che s’alzano dalla Limentra hanno aspetto diverso da quelli visti prima d’affacciarsi a quella cima. Un carattere alpino riveste tutto all’intorno il paesaggio che rassomiglia molto ai monti ed alle valli della Svizzera. Le praterie con qualche casuccia mezzo nascosta fra gli alberi si alternano con dense faggete. Si scorgono benissimo le Alpi Apuane sorgere in quell’avvallamento che è fra l’Acquifreddula e la Badia a Taona.
Da questo valico la via piana e buona segue la crina sul versante della Limentra e dopo ripassa su quello opposto della Trògola per ripassare quindi sul primo e vi si mantiene sino al valico di Cerbiancana, nel mezzo del quale è un’ampia carbonaia, alla base del cono del M. di Bucciana vestito tutto di piccoli cesti di faggio sparsi. La via entra alcune volte in mezzo ai faggi, dove non penetra raggio di sole. In altri tempi queste cime erano più ricche di boschi.
Qui fan capo cinque sentieri; uno è quello ora percorso che dirò di Spedaletto; un altro sale su dalla Limentra; il terzo fiancheggia a ponente le pendici di Bucciana; il quarto a levante; il quinto discende a Cantagallo.
Si sale alla vetta del M. di Bucciana, su diritto, lungo il crinale per le praterie, lasciando ogni viottolo e prima di giungere alla punta principale se ne passano altre due a quella di poco inferiore in altezza. La vetta è piana, non molto estesa, piantata a boschetti sparsi di faggio; si eleva 1270 m. sul mare1. (Da Cerbiancana alla vetta 25 min.).
La veduta è grandiosa. All’ovest si mostra la catena delle Alpi Apuane, imponente la Pania della Croce, poi l’Appennino lucchese, dopo il pistoiese col M. Cupolino, il Corno alle Scale e il M. Rotondo, e fra questo e quello apparisce la vetta del Cimone (2157 m.), i quali monti sorgono dietro quel contrafforte montuoso che sta lì di contro al M. di Bucciana, di là della Limentra, e va dalla Badia a Taona, a Treppio sorgendo fra le due Limentre, toccando la sua massima altitudine nel Poggio della Croce (1319 in.). Sopra una spianata di questo sperone, verso nord, si scorge fra boschi e belle coltivazioni un paesello, è Torri; di contro, sulla destra della Limentra, è un altro villaggio, Fossato; fra l’uno e l’altro si stende in direzione di tramontana una valle chiusa da poggi, è quella della grande Limentra, e serve mirabilmente come sfondo al quadro. Fra il M. di Bucciana e Fossato mostra le sue belle praterie, i suoi boschetti di faggio sopra un leggiero declivio il Pian della Rasa. La punta acuta che si mostra di sopra a Fossato campeggiare rossastra nel cielo è il M. delle Scalette e dietro ve ne sono altre due, le quali con la prima formano i Monti Calvi, nome che venne ad essi per la loro nudità. Di costì si parte una lunga catena di monti, vari di forma, di cultura, di posizione, sino alla Falterona ed alla Vallombrosa, al M. Amiata e ai M. Pisani, presso i quali per un avvallamento del M. Albano si scorge il Tirreno, quando l’aria sia limpida e il cielo sereno.
Si discende a Cantagallo, venendo verso levante per una cresta erbosa, dapprima a lieve pendio, poi ripidissima. Si cerchi di tenersi un poco a sinistra per raggiungere il crinale di un poggio che si stacca da Bucciana e va verso oriente e dove è un viottolo che conduce ad una casa detta le Cave, sur una spianata fra belle piante di castagno. Alle Cave farsi insegnare il sentiero per Cantagallo. (Dalla vetta al villaggio 1,10 min.).
= Cantagallo resta sotto la giogaia dell’Appennino, nascosto in mezzo ai contrafforti che scendono traversalmente alla catena, e lo serrano come in una gola. Le poche notizie che si hanno furono raccolte dal Repetti nel suo dizionario.
Sino dal Sec. XIII ebbero qui giurisdizione e possessi i Conti di Vernio e i Monaci Vallombrosani di Vaiano, sebbene Cantagallo fosse comune: nel Sec. XIV venne sotto il dominio dei propri nobili, alla stirpe dei quali forse, dice il Repetti, appartenne quel Napoleone da Cantagallo che nel 1334 ottenne in Firenze il primo la carica onorevole di capitano del popolo. Erano dei nobili di Cantagallo Orsatto e Pace, dai quali la repubblica fiorentina si fece dare in guardia la loro fortezza di Pavana per impedire il passo alle milizie dei Visconti che volevano invadere il territorio fiorentino2.
Alcune delle case di Cantagallo serbano anche oggi la tinta e le tracce della loro vetustà e dai nomi che hanno forse si potrebbe investigare l’antico loro uso.
La chiesa non ha nulla di notevole tranne che nella sagrestia è un crocifisso in campo d’oro, in tela su tavola. È lavoro di buona scuola.
Il popolo di Cantagallo nel 1840 contava 217 ab. oggi circa 500. Non pochi terreni boschivi sono stati ridotti a cultura; vi si coltiva anche la vite. I monaci di Vaiano v’ebbero ricchi pascoli e non poche liti per questo; ed anche al presente le pasture di quei luoghi alpestri son cagione di litigi fra quelle popolazioni. =
Da Cantagallo si scende a Luicciana per una mulattiera, 40 min. A Logomano 1 ora. Al Mulin della Sega 20 min. e di qui non volendo andare a Luicciana, si risale per un sentiero lungo il torrente sino al ponte di Trògola e pigliando la via delle Svolte si viene a Migliana, ore 1,45 min.
Note
- ↑ Dal valico degli Acquiputoli alla foce dello Spartiacque 20 min. di qui a Cerbiancana 20 min.
- ↑ Ammirato Scip., Storie fiorentine.