Giuveddì ssanto
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
GIUVEDDÌ SSANTO.
Fa’... che ggusto!... spi... Zzitto! ecco er cannone!
Abbasta, abbasta, su, ccaccia l’u.......
Nu’ lo senti ch’edè? spara Castello:1
Seggno ch’er Papa sta ssopra ar loggione.2
Mettémesce3 un’ e ll’antro in ginocchione:
Per oggi contentàmesce,4 fratello.5
Un po’ ar corpo e un po’ all’anima bberbello:6
Pijjàmo adesso la bbonidizzione.
Quanno ch’er Zanto-Padre arza la mano,
Pòi in articolo-morte7 fà li conti
A ggruggn’a ggruggno coll’inferno sano.8
E nnun guasta che nnoi semo a li Monti,9
E ’r Papa sta a Ssan Pietr’ in Vaticano:
Oggi er croscione suo passa li ponti.10
Roma, 4 aprile 1833.
Note
- ↑ La Mole Adriana, oggi Castel S. Angelo.
- ↑ La gran loggia nella facciata di San Pietro in Vaticano, donde il Pontefice amministra la solenne benedizione al popolo foltamente adunato sulla gran piazza.
- ↑ Mettiamoci.
- ↑ Contentiamoci.
- ↑ [Caro mio, amico mio, ecc.]
- ↑ Bel bello.
- ↑ In articulo mortis, frase di molto spaccio in questa capitale dell’orbe cattolico.
- ↑ [Intero.]
- ↑ Uno dei rioni di Roma, molto discosto dalla così detta Città Leonina, oggi Rione di Borgo, dove sorge il Vaticano che è di là dal Tevere.
- ↑ È qui opinione che alcune benedizioni papali, in certi giorni restino efficaci solamente inter praesentes, e alcune altre si estendano a tutto il resto della città, e poi corrano pel mondo sin che non siano stanche o non trovino qualche ostacolo.