Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri/Libro II/III

Libro II - Cap. III

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CAPITOLO TERZO.

Si descrivono i differenti stati di Cortigiani,

e persone, che servono nella Corte

Ottomana.


E
Ssendo la Corte di questo Imperadore appresso di lui in Adrianopoli, ed avendone avuto a parlare con termini Turcheschi; ho stimato bene per intelligenza di chi legge, farne in un Capitolo separato l’esplicazione: avendo io con ogni studio proccurato di saperne il netto da’ Turchi medesimi, e da Europei, che per molti anni v’han fatto dimora.

Cominciando adunque dagli Eunuchi, che sono i più stimati nella Corte, eglino sono di due spezie: neri, e bianchi. I neri hanno in guardia il fonte delle delizie Ottomane, che sono gli appartamenti delle donne; e perciò si scelgono i più deformi, che spaventano solamente a vedergli. Sono eglino castrati in tutto a pancia rasa, per la grandissima gelosia degli Orientali; ed abitano separati in buone camere, con ottima regola e disciplina, quantunque siano d’un prodigioso numero. Il lor Capo in lingua [p. 274 modifica]Turchesca si dice Kislaragasi, o Kutzliraagasi, cìoè custode delle Vergini, o soprantendente alle camere delle donne, delle quali tiene le chiavi. Costui è di sì grande autorità, che parla quando vuole al Sultano: e con questo mezzo, e col participare de’ presenti, che danno i Bassà alle Sultane, per averne la protezione; empie la borsa d’immense ricchezze.

Gli Eunuchi bianchi sono semplicemente tagliati, e stanno in custodia degli appartamenti del Gran Signore. Ma prima di passare innanzi, fie bene sapere, che dell’uno, e l’altro genere sono migliaja in Oriente; non essendovi Maomettano mezzanamente agiato de’ beni di fortuna, il quale non ne abbia molti in guardia delle sue donne. Quindi nasce, che si fa di costoro grandissimo negozio; perché i genitori poveri vendono i loro figliuoli a’ mercanti, i quali gli fanno tagliare, per rivendergli poi a carissimo prezzo: specialmente quelli, che sono tagliati in tutto (per la gran difficultà di rimanere in vita dopo il taglio) che si comprano tal volta sino a 600. scudi, quando gli altri si danno per poco più di cento. E pure ciò, ch’è di maggior pregio in essi, rispetto al [p. 275 modifica]compratore, è per loro di più grave miseria; non potendo render l’orina, che per mezzo d’un canaletto d’argento, o di altro metallo. I bianchi per lo più vengono da’ Regni d’Assan, di Butan, Pegù, Aracan, e Golconda: e dall’Africa i neri, de’ quali i più orridi, sono i più stimati, e cari; e s’ascrive loro a gran bellezza un naso schiacciato, o torto, un guardo spaventevole, una grande bocca, grosse labbra, e denti fuor del naturale sito disposti. Gli uni, e gli altri sono superbi, e severi; meno però i bianchi, che trattano più umanamente coloro, che sono sotto la lor disciplina; nè sono così sospettosi, e diffidenti, come i neri.

Il Capo di questi bianchi si chiama Capi-agà, o Capu-agasi. Costui oltre l’essere il primo in dignità, e in credito fra tutti gli Eunuchi bianchi, è sempre allato del G. Signore: egli introduce all’audienza gli Ambasciadori, e tutto ciò ch’è di gran conseguenza: nè può veruno entrare, ed uscire senza sua licenza dagli appartamenti del Sultano; sicchè rendendosi a tutti necessario, di facile giunge a farsi prodigiosamente ricco. Il G.Visir medesimo non può entrare dall’Imperadore, senza esser condotto da [p. 276 modifica]lui; e quando l’affare fusse incapace di dimora, e si portasse per iscritto, per sue mani altresì dee passarne la risoluzione. Per prerogativa a null’altro conceduta, porta il turbante, e và a cavallo dentro il Serraglio: accompagna il G. Signore sino alla porta del quartiere delle Sultane, dove si ferma, non passando più oltre la sua autorità. Ha dieci zecchini al giorno per la sua tavola.

Dopo costui seguono in dignità quattro altri: cioè il Nozadabascì, che ha la direzione di 40. paggi di camera: il Seraagasì soprantendente di tutte le camere degli appartamenti del Sultano, intorno alla pulitezza e riparazione; il quale anche ha particolar cura de’ paggi, che conservano la biancheria, ed accompagnano ne’ viaggi l’Imperadore: ha sotto di lui un Luogotenente, detto Seraiketodasi, a chi appartiene di far cambiare di sei in sei mesi i tappeti delle sale, e camere del Serraglio. Il terzo è l’Haznadar, o Chaznadar-bascì, che soprantende al Tesoro particolare del Sultano, ed a’ paggi della sua camera; il Tesoro publico, per la paga de’ soldati, essendo governato dal Visir, e tre Testerdar, o Tesorieri generali. E’ ben vero, che da [p. 277 modifica]qualche tempo in quà è restato il nudo titolo all’Haznadar, e l’amministrazione al Chaznaket-odasi. Il quarto Eunuco è il Kilargì-bascì, o Capo de’ paggi del Kilar, conservatore della bevanda per la bocca del G. Signore. Egli tiene eziandio tutte le chiavi degli Akagì, che sono i cuochi, o confetturieri; ha per aggiunto alla sua carica il Kilar-Ketodos.

Gli altri ufficiali del Serraglio sono il gran Falconiere, detto Dogangì-bascì; il Kokedar, che porta la veste reale, o ciamberlucco; il Kikabdar, che tiene la staffa, quando il Sultano monta a cavallo; il Selettar, che porta la di lui spada; l’Hammangì-bascì, capo, e intendente de’ bagni; il Chiamacì-bascì capo di quelli, che lavano le biancherie; il Geritbey capo di tutti quei, che si esercitano a tirar d’arco ogni Venerdì dentro la piazza del Serraglio. Queste cariche principali sono occupate da quelli, che sono passati per le camere degli Iscioglani. Vestono eglino a lor piacere, di quel colore, che loro aggrada, e portano il turbante fuori del Serraglio.

Altri che servono in ufficj più bassi, si distinguono dal portamento della testa [p. 278 modifica]in tre ordini; perche la veste, come dissi, ogn’uno la porta a sua fantasia. Chiamano Bustangì quelli, che portano una lunga berretta rossa, che cade in dietro, e termina in una punta rotonda, e larga, come nel cominciamento. Molte centinaja di costoro servono alla cultura de’ giardini del serraglio; a porre le selle, e condurre i cavalli; ad assistere a piedi alle persone più qualificate, che accompagnano il G. Signore nelle pubbliche solennità: altri ancora servono a remare ne’ bergantinì, mentre il Sultano va a diporto per lo canale. Capo di questi è lo Bostangi-bascì, il quale ha soprantendenza generale non solo de’ giardini, che sono in Costantinopoli, ma d’altri convicini altresì: e benche egli sia preso dalla bassezza degli Aza-moglani, che sono schiavi Cristiani in tenera età presi in guerra, o avuti per tributo; non lascia però la sua carica di renderlo considerabile, , e rispettato da tutti i Bassà; i quali proccurano con presenti guadagnare il favore di lui, che sanno esser molto avanti nella grazia del Sultano; per essergli sempre vicino, e sedersi in sua presenza al governo del bergantino, quando va a diporto, come dissi, per lo canale. [p. 279 modifica]

I Baltagì portano una lunga berretta tesa a color di cannella, che termina in una punta conica, o a pan di zucchero: e servono parte a tagliar legna; parte a montare a cavallo, quando il G. Signore va fuori del serraglio; e parte (che denno essere Eunuchi) assistono alla porta della prima, e seconda piazza del serraglio. Questi sono specificati col nome di Capigì, onde il loro Capo si chiama Capigì-bascì; del quale si serve il G. Signore a far porre in esecuzione i suoi comandi.

Quegli che portano la berretta bianca non molto lunga, nè terminata in acuto, che si rassomiglia al corno Ducale di Venezia, si chiamano Halvagì: e di essi quelli che sono impiegati alle cucine, specialmente sono detti Aragì, o Xaccì; sopra de’ quali (come del rimanente degli Halvagì) ha piena autorità il Kilargì-bascì: con tutto ciò ogni cucina ha il suo assistente, detto Aragì-bascì; e di più il Muchek-emin, il quale provvede di tutto ciò che necessario la cucina, e tavola anche degli Ambasciadori, secondo l’ordine, che riceve dal G. Visir.

Capo poi dell’infermeria è l’Hastaler-agasì, che invigila a tutto ciò, ch’entra, [p. 280 modifica]ed esce dal serraglio; e sopra tutto prende cura, che non vi s’introduca vino. Tutto questo gran numero di persone (che sarà alle volte di 10. m. secondo l’inchinazione del Sultano; però di presente non saranno più che 3. m.) come s’è detto, è di figliuoli nati di padre e madre Cristiana, presi in guerra, o tolti a forza dalle braccia de’ genitori nelle Provincie di conquista per gli Bassà, a fine di mandargli in presente al G. Signore. Costui poi fa la scelta de’ più ben fatti, per distribuirgli ne’ serragli, e fargli istruire nella legge, ed esercizj Maomettani; distinguendogli in due ordini: uno degli Azamoglanì più robusti per lo servigio, come sono i Baltagì, Halvagì, e Bustangì; l’altro più considerato degl’Iscioglani, destinati per le grandi cariche dell’Imperio: ed in questi, oltre la perfezione del corpo, si ricerca buon talento, e speranza di riuscita. Sono con gran sollecitudine, e severa disciplina allevati; passando per quattro camere, che dicono Oda, dove apprendono gli esercizj nobili convenienti a persone, che servono un sì G. Monarca, e denno avere col tempo il carattere di suoi paggi, e gentiluomini. Hanno per pedagoghi gli Eunuchi [p. 281 modifica]bianchi, i quali gli trattano severamente, e per minimi falli aspramente gli bastonano; in maniera tale, che bisogna loro gran sofferenza, per arrivare alla quarta camera, dove sono i più ragguardevoli, con sicura speranza di pervenire alle più alte cariche dell’Imperio. Quantunque eglino debbano essere di padre, e madre Cristiani; non lascia con tutto ciò il Capi-agi, o gran Maestro del Serraglio d’introdurvi figliuoli di Turchi, che promettono buona riuscita.

Sono anche dentro il Serraglio da 500. in 600. donne vergini, parte prese in guerra, e parte venute dalle Provincie per tributo, o mandate in presente da’ Bassà, per servir d’unico sollazzo al Sultano; il quale di quando in quando dalle cure nojose dell’Imperio passa ne i loro deliziosi appartamenti.

Prima di uscir del Serraglio, non sarà fuor di proposito dir qualche cosa de’ Bassà; perché essi non solamente sono scelti dagl’Iscioglani, ma compongono la miglior parte della Corte del loro Signore.

Il nome di Bassà è un titolo onorevole comune a tutti i Grandi della Porta, che si distinguono per la differenza delle [p. 282 modifica]loro cariche: però i quattro principali sono il Vizir-Asem, o gran Visir, il Caimecan, Governatore di Costantinopoli, il Bassà del Mare, e l’Agà de’ Giannizzeri. Costoro sono sì ragguardevoli per le loro dignità, che depongono tal volta, ed esaltano al Trono i Sultani, come è succeduto a Mustafà, ed Osman Imperadori; essendo quest’ultimo morto in prigione, per man d’un carnefice: nulla però di manco soggiacciono i medesimi, per leggiere cause, all’indignazione dell’Imperadore, che con la testa toglie loro i beni, e a’ loro figliuoli altresì, benché fussero nati di sua sorella. Portano i Bassà Visir tre stendardi, a ciascuno de’ quali è attaccata una coda di cavallo, del color che loro aggrada, fuor che del verde, del quale possono colorire solamente l’asta. L’origine di tal costume dicono essere stata, che avendo perduto il loro stendardo in una battaglia co’ Cristiani, e perciò avviliti i soldati; il Generale Turco troncata la coda ad un cavallo, l’attaccò ad un legno, ed alzandola in aria, disse: ecco qui la bandiera; chi mi ama, mi siegua: onde ripreso cuore i Turchi, investirono i Cristiani, e guadagnarono la battaglia. [p. 283 modifica]Queste code non possono porle nelle loro bandiere gli ufficiali subalterni: i Bassà, che non sono Visir ne portano due, come anche i Bey; ma i Governadori di picciole Provincie, non ne portano, che una. Il G. Signore in campagna ne ha sette, in segno del dominio, che ha in sette parti, o clime del Mondo; onde i Turchi gli dan titolo di Signore di tutti i Rè.

Il Gran Visir è il Luogotenente Generale dell’Imperio, e degli Eserciti, come Capo del Consiglio; e con assoluta potestà comanda sotto gli ordini del G. Signore, di chi tiene il suggello. Nel Divano ha per Consultori sei altri Visir di banco, o Consiglieri di stato, i quali non han punto di voto deliberativo, ma solo consultivo; nè ponno ingerirsi negli affari di stato, senza esserne dimandati. Il credito di questo Ministro è cosi grande, che il medesimo Sultano nelle maggiori occorrenze dipende dal suo parere, e nel consiglio le sue proposte sono decreti; con tutto ciò bisogna, che egli stia molto cauto, perche se si arrischia a proporre cosa contra l’umore del suo Monarca, facilmente muore strangolato. La sua Corte sarà composta [p. 284 modifica]di 2000. Domestici. Quando da alcuno è visitato, per molto che sia persona di gran qualità, non s’alza a far complimenti, fuorche al Gran Muphtì, il quale ha lo stesso onore dal G. Signore.

Il Caimecan, o Governadore di Costantinopoli, è Luogotenente del G. Visir, e nella di lui assenza solamente esercita le funzioni di tal carica, anche di dar audienza agli Ambasciadori; senza esser soggetto al rigore del Principe in caso di mancanza, perche ogni difetto s’attribuisce al primo Visir.

Capitan Generale, ed Ammiraglio dell’armate navali è il Bassà del Mare; siccome i Bey Governadori delle Provincie marittime, e Capitani delle galee del G. Signore, che devono essere sempre all’ordine per porsi in cammino ad ogni comando.

L’Agà, o General Colonnello de’ Giannizzeri, detto da’ Turchi Vingerì-Agasì, è in sì gran considerazione, che nissuno può, com’egli, avvicinarsi al Principe con le mani libere; quando l’istesso G. Visir è obbligato portarle in Croce su lo stomaco con molta sommessione. Per altro comanda un numero considerabile di circa 100. m. Giannizzeri; non perche [p. 285 modifica]i veri sieno tanti, ma perche molti per farsi esenti dalle tasse, proccurano con mezzi arrollarsi in tal milizia.

Seguono in dignità i Belgierbey, che sono come sovrani ne’ loro governi generali; avendo sotto la loro autorità i Sangiacsbey, o Governadori de’ Sangiacchi, e Provincie particolari, che sono stimati i più bravi della soldatesca Ottomana.

Gli Spay fanno un corpo considerabile di cavalleria, e vivono ne’ loro Timar, o feudi (che loro dà il G. Signore a misura de’ servigi) come tanti Signori; nè si può lor togliere tal concessione a meno di veder mancare il fior de’ soldati in tempo di bisogno. Lo stesso accade anche co’ Zaim, che sono soldati a cavallo come i Spay, e godono di somlglianti feudi.

I Chiaùs sono come esecutori degli ordini del Sultano, quando gli vien voglia d’aver la testa d’alcun Bassà, o farlo prigioniero; e’ medesimi a cavallo accompagnano il G. Signore, quando va fuori del serraglio, come di sopra ho notato. Capo di essi è il Chiaùs-bascì.

L’Emirahurbascì, benche abiti fuori, serve al serraglio da scudiero maggiore, e quando il G. Signore si mostra in [p. 286 modifica]pubblico, egli cammina avanti.

Tiene la chiave del pane, che si dispensa dentro il Serraglio il Ckmeggì-bascì, benche dimori fuori.

Il Capo di quelli, che esiggono il tributo, è detto Caragì-bascì; il quale dee, secondo il bisogno, provvedere di danajo per le spese pubbliche, insieme col Doganiere, e Capo de’ mercanti; senza che il G. Signore sia obbligato a por mano nel tesoro segreto. Questo è un tributo di cinque ducati, che paga ciaschedun Cristiano (toltone i Franchi) o Giudeo, che faccia domicilio in Levante; però meno pagano gli Armeni, che i Giudei.

Il Gran Muphtì è il Capo della Religione Maomettana, ed Interprete dell’Alcorano; ma perche i Turchi confondono le leggi civili con la Religione, ed obbediscono a quelle, come ad altrettanti principii di Religione; passano perciò i Muphtì, e’ Cadì indifferentemente per persone di legge, come se non si differissero i Giurisconsulti da’ Teologi: onde allo spesso i Muphtì dan consiglio nelle cause civili, e criminali. Da tutto ciò nasce, che fra di loro non vi è superiorità Ecclesiastica, e che il Gran Muphtì [p. 287 modifica]non è Giudice d’appellazione degli altri Muphtì, come ne anche Superiore degli Iman, o Preti; riconoscendo ciascheduno il suo proprio Superiore. Peraltro il G. Muphtì di Costantinopoli vien da tutti rispettato, come quello che siegue sempre la Corte del G. Signore, a differenza degli altri Muphtì, de’ quali ne sono molti per tutto l’Imperio. I soldati poi non potendo esser giudicati che da’ loro particolari Giudici, che sono i Cadilescheri di Natolia, e Romania, fanno che la dignità di costoro sia molto ragguardevole; e che abbiano sedia nel Divano appresso il Visir, in secondo luogo dopo i Muphtì. Nelle Città grandi sono Giudici i Mullah, o Mulà, subordinati a’ Cadilescheri nel civile, ma nel criminale non riconoscono alcun Superiore: a quelli sono soggetti i Cadì, che rendono giustizia nelle Terre grandi, e i Naipi nelle picciole abitazioni.

Quei Preti che servono nelle Moschee a guisa di Curati, si chiamano Imani, o Emomi: i Lettori della legge, per la gioventù Hogias: i Predicatori Scheiki: e quelli, che gridano da sopra le Torri per chiamare il popolo ad orare Muezimi. [p. 288 modifica]

I Dervis, o Religiosi Turchi, quantunque ostentino grande ipocrisia, non vivono in comune ne i lor Conventi, ma nelle proprie case con le loro mogli e figli, con una certa paga, che loro dà il Sultano di 30. 40. e 50. aspri per giorno: sono obbligati bensì di assistere al Convento ne’ giorni, ed ore destinate.