Giotto fu il primo che alla dipintura
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Già lungo tempo morta, desse vita,
E Donatello messe la scultura
Nel suo dritto sentier, ch’era smarrita:
5Così l’architettura,
Storpiata e guasta alle man de’ Tedeschi,
Anzi quasi basita,
Da Pippo Brunelleschi,
Solenne architettor, fu messa in vita,
10Onde gloria infinita
Meritar quelli tre spirti divini,
Nati in Firenze e nostri cittadini.
E di queste tre arti i Fiorentini
Han sempre poi tenuto e ’l vanto e ’l pregio.
15Dopo questi, l’egregio
Michelagnol divin, dal cielo eletto
Pittor, scultor e architettor perfetto,
Che, dove i primi tre mastri eccellenti
Gittâro i fondamenti,
20Alle tre nobil arti ha posto il tetto,
Onde meritamente
Chiamato è dalla gente
Vero maestro e padre del disegno;
E tanti d’alto ingegno
25Innanzi, seco, e dopo lui, son stati
Artefici onorati,
Chè d’opra di pennello
E di squadra e di seste e di scarpello
L’onore e ’l grido — abbia ognun pazienza —
30Infino a qui è stato di Fiorenza.
Ma or non so qual maligna influenza,
O sole o stella o luna
O destino o fortuna,
Vuol che in Fiorenza sia
35Di dipintor sì fatta carestia,
Che, dovendo finirsi quel lavoro
Che già, con poco senno c men giudizio,
Fu cominciato da Giorgin Vasari,
In quella chiesa o tempio o edifizio,
40Che d’altezza e giudizio,
Di grazia e di bellezza,
Non ebbe al mondo è non avrà mai pari,
Bisognato è per forza di danari,
Non senza gran vergogna e vitupero,
45Far venir per fornirlo un forestiero,
Il qua, per dire il vero,
Nel disegnare e maneggiar colori
Ha pochi, oggi, o nessun che gli sia pari;
Ma, bench’ei fusse il primo fra più rari
50Che sono stati al mondo dipintori,
Varria niente o poco,
Perchè non è in così alto loco
Da’ maestri migliori o da’ peggiori
Vantaggio tanto che vaglia una frulla:
55Chè a ogni modo non si scorge nulla.