Giobbe (Diodati 1821)/capitolo 10

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capitolo 9 capitolo 11
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10
 
L’ANIMA mia si annoia della mia vita1; io mi lascerò scorrere addosso il mio lamento; io parlerò nell’amaritudine dell’anima mia.

2  Io dirò a Dio: Non condannarmi; fammi assapere perchè tu litighi meco.

3  Ti par egli ben fatto di oppressare, di sdegnar l’opera delle tue mani, e di risplendere sopra il consiglio degli empi?

4  Hai tu occhi di carne? Vedi tu come vede l’uomo?

Sono i tuoi giorni come i giorni dell’uomo mortale? sono i tuoi anni come l’età umana?

6  Che tu faccia inchiesta della mia iniquità, e prenda informazione del mio peccato?

7  A te si appartiene di conoscere che io non son reo2; E non vi è niuno che riscuota dalla tua mano.

8  Le tue mani mi hanno formato e composto; E tu mi distruggi tutto quanto d’ogn’intorno.

9  Deh! ricordati che tu mi hai formato come dell’argilla; E tu mi fai ritornare in polvere3.

10  Non mi hai tu colato come latte, e fatto rappigliar come un cacio?

11  Tu mi hai vestito di pelle e di carne, e mi hai contesto d’ossa e di nervi.

12  Tu mi hai data la vita, e hai usata benignità inverso me; e la tua cura ha guardato lo spirito mio.

13  E pur tu avevi riposte queste cose nel cuor tuo; io conosco che questo era appo te.

14  Se io ho peccato, tu mi hai notato, e non mi hai assolto della mia iniquità.

15  Se io sono stato reo, guai a me4; e se son giusto, non però alzo il capo, essendo sazio d’ignominia, e veggendo la mia afflizione;

16  E se pur l’alzo, tu mi cacci a guisa di fiero leone, e torni a dimostrarti maraviglioso contro a me.

17  Tu mi produci in faccia nuovi testimoni tuoi; tu accresci la tua indegnazione contro a me; eserciti a muta sono sopra me.

18  Perchè dunque mi hai tratto fuor della matrice? io vi sarei spirato, e l’occhio d’alcuno non mi avrebbe veduto.

19  Io sarei stato come se non avessi giammai avuto essere; io sarei stato portato dal ventre alla sepoltura.

20  I miei giorni non sono eglino poca cosa5? cessa dunque, e rimanti da me, sì che io mi rinforzi un poco;

21  Avanti che io me ne vada alla terra delle tenebre, dell’ombra della morte, onde mai non tornerò;

22  Alla terra d’oscurità simile a caligine; d’ombra di morte, ove non è ordine alcuno; e la quale, quando fa chiaro, è simile a caligine.