Giobbe (Diodati 1821)/capitolo 9

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capitolo 8 capitolo 10

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9
  E GIOBBE rispose e disse:

2  Veramente io so ch’egli è così; E come si giustificherebbe l’uomo appo Iddio?

3  Se Iddio vuol litigar con lui, Egli non gli potrà rispondere d’infra mille articoli ad un solo.

Egli è savio di cuore, e potente di forza; chi si è mai indurato contro a lui, ed è prosperato?

Contro a lui, che spianta i monti, senza che si possa sapere come egli li abbia rivolti sottosopra nella sua ira;


6  Che crolla la terra, e la smuove dal luogo suo; E da cui le colonne di essa sono scosse;

7  Che parla al sole, ed esso non si leva; Che tiene suggellate le stelle;

8  Che distende tutto solo i cieli, E calca le sommità del mare;

9  Che ha fatto i segni del Carro, dell’Orione, delle Gallinelle, E quelli che sono in fondo all’Austro;

10  Che fa cose tanto grandi, che non si possono investigare; E tante cose maravigliose che non si possono annoverare.

11  Ecco, egli passerà davanti a me, ed io nol vedrò; Ripasserà, ed io non lo scorgerò.

12  Ecco, egli rapirà, e chi gli farà far restituzione? Chi gli dirà: Che fai?

13  Iddio non raffrena l’ira sua; Sotto lui sono atterrati i bravi campioni.

14  Quanto meno gli risponderei io, Ed userei parole scelte contro a lui?

15  Io, che quantunque fossi giusto, non risponderei, Anzi chiederei grazia al mio Giudice.

16  Se io grido, ed egli mi risponde, Pur non potrò credere ch’egli abbia ascoltata la mia voce;

17  Conciossiachè egli mi abbia conquiso con un turbo, E mi abbia date di molte battiture senza cagione.

18  Egli non mi permette pur di respirare; Perciocchè egli mi sazia di amaritudini.

19  Se si tratta di forza, ecco, egli è potente; Se di giudicio, chi mi citerà?

20  Benchè io sia giusto, la mia bocca mi condannerà; Quantunque io sia intiero, ella mi dichiarerà perverso.

21  Benchè io sia intiero, io non riconoscerò me stesso; Io avrò a sdegno la vita mia.

22  Egli è tutt’uno; perciò ho detto: Egli distrugge ugualmente l’uomo intiero e l’empio.

23  Se è un flagello, egli uccide in un momento; Ma egli si beffa della prova degl’innocenti.

24  La terra è data in mano all’empio, Il qual copre la faccia de’ giudici di essa. Ora, se Iddio non fa questo, chi è egli dunque?

25  Ma i miei giorni sono stati più leggieri che un corriero; Son fuggiti via, non hanno goduto il bene;

26  Son trascorsi come saette, Come un’aquila che vola frettolosa al pasto.

27  Se io dico: Io dimenticherò il mio lamento, Io lascerò


Gen. 47. 9. Giob. 7. €. e rif.

Rom. 9. 20. / Giob. 2. 3.

b Rom. 3. 20.

Eccl. y. 2, 3.

440

Ag. 2. 6, 21. Eb. 12. 26. <« Giob. 5. 9. [p. 441 modifica]lamento, io lascerò il mio cruccio, e mi rinforzerò;

28  Io sono spaventato di tutti i miei tormenti, io so che tu non mi reputerai innocente.

29  Io sarò reo; perchè adunque mi affaticherei in vano?

30  Quando io mi fossi lavato con acque di neve, e nettatomi le mani col sapone1;

31  Allora pure tu mi tufferesti in una fossa, e i miei vestimenti mi avrebbero in abbominio.

32  Perciocchè egli non è un uomo, come son io, perchè io gli risponda, e perchè noi veniamo insieme a giudicio.

33  Ei non v’è niuno che possa dar sentenza fra noi, che possa metter la mano sopra amendue noi.

34  Ma rimuova egli pur la sua verga d’addosso a me, e non mi conturbi il suo spavento.

35  Allora io parlerò, e non avrò paura di lui; Perciocchè in questo stato io non sono in me stesso.

Note

  1. Ger. 2. 22.