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Publio Virgilio Marone - Georgiche (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Clemente Bondi (1801)
Argomento
Prefazione Libro primo
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ARGOMENTO.


Tutto il poema delle Georgiche è diviso in quattro libri che separatamente abbracciano la cultura dei campi il primo, degli alberi e delle viti il secondo, il terzo e l’ultimo degli armenti e delle api.

Comincia il primo dall’esposizion generale dell’Opera e dall’invocazione di tutte le deità campestri, con un’apostrofe ad Ottaviano Cesare divinizzato: entra quindi nella trattazione della materia subdivisa in sei parti, e sono: la differente natura e qualità delle terre, e le varie maniere di coltivarle; l’origine dell’agricoltura; i varii stromenti degli agricoltori; il tempo ai lavori opportuno; i diversi prognostici della pioggia e del sereno, artificioso quadro e bellissimo, e da una serie di piccole miniature mirabilmente animato, che fa poi strada alla non men poetica descrizione dei prodigi avvenuti alla morte di Giulio Cesare; e conchiudesi finalmente con un breve lamento sopra l’Italia desolata allor dalle guerre.

Dalla invocazione di Bacco prima, poscia [p. 32 modifica]di Mecenate comincia il libro secondo che contien sette parti: la diversa o naturale, o artificiale produzion delle piante, la varia specie e coltura delle medesime; dove e in qual terreno ciascuna nasca e prosperi meglio, e a questo proposito si diffonde il poeta su le lodi d’Italia; il modo e l’arte di riconoscere le diverse qualità dei terreni; la coltivazione delle viti; la piantagion degli ulivi; e finalmente l’interessante episodio su la felicità della vita campestre.

Una nuova invocazione di Pale e di Apollo, e l’immaginosa descrizione d’un tempio che ad onore di Cesare promette d’innalzare il poeta su le patrie rive del Mincio, ed una nuova apostrofe a Mecenate consigliator di quest’Opera, aprono il terzo libro che in quattro parti è diviso. Tratta la prima de’ cavalli e de’ buoi; delle pecore la seconda; la terza dei cani; e l’ultima delle malattie e dei rimedii, conchiudendo con la famosa e vivissima descrizion della peste che disertò le Alpi giulie, e le campagne e i pascoli del Timavo.

Dopo una breve esposizion del soggetto a Mecenate, entra Virgilio a parlare delle api [p. 33 modifica]nel quarto libro, tutto a lor consecrato. Indica dapprincipio qual debba scegliersi abitazione opportuna; poi passa a descrivere la loro pastura, sciami e le battaglie; espone in seguito le loro leggi sociali, e dipinge la lor repubblica meravigliosa; assegna il tempo di raccogliere il mele; e numera i segni e i rimedii dei loro morbi, e se per caso perissero insegna il modo di rinnovarne gli sciami; e quindi con naturale passaggio introducesi a chiudere e coronare il poema col decantato episodio di Aristeo, uno sicuramente dei più bei tratti che esistano di poesia.