Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 5/Della musica drammatica italiana nel secolo XIX

Cesare Mellini

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N. 5 - Della musica drammatica italiana nel secolo XIX
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della musica

DRAMMATICA ITALIANA

nel secolo XIX (1)


DELLA MUSICA DRAMMATICA ITALIANA nel secolo XIX 1.

La storia delle arti ci mostra presso tutte le nazioni quasi un medesimo ordine di vicende quanto al loro nascere, fiorire, decadere e risorgere; ma la critica cbe ha contrassegnato queste epoche non ha potuto esercitare degnamente il suo officio se non in tempi di decadenza, avvegnacchò quando alcun’arte è in fiore, i popoli, abbagliali dall’ottimo, poco si curan del migliore, schifano il buono, e disprezzano indifferentemente il men buono. Non però maraviglia cbe la musica drammatica, la quale noi portiamo opinione avere a1 nostri dì tocco il sommo grado per essersi spogliata di molli abusi, e nondimeno aver posti in opera tutti i mezzi stromentali, e con tanta discrezione e maraviglioso effetto fattone uso, non abbia avuto nell’opinione de’ popoli cbe due o tre idoli nei principali maestri, e tutto il resto vada confuso fra la turba de’ mediocri. Tale, cred’io, dovette essere della pittura a’tempi di Leone X, quando per la virtù di Michelangelo Buonarroti e Raffaello da Urbino, aveva la natura mostrato nell’uno quanto di più arduo e terribile possa tentare il disegno, e nell’altro quanto la espressione, la verità, e la grazia dei colori. E il fatto di Andrea dei Sarto ce ne fa chiari; il quale, venuto ad operare in Roma, quando ancor fresca era l’ammirazione delle opere del Sanzio, dovette non senza molta vergogna tornarsene a Firenze, avendovi trovato tanto biasimo quanto ne meriterebbe uno de’ nostri moderni pittori posto al paragon degli antichi. Or quanto alla nostra musica drammatica egli ci par da Condannare il dolersi cbe continuo si fa della penuria di buoni compositori, laddove noi crediamo anzi ce ne sia dovizia. Similmente pregiudizio d’alcuni de’ nostri rispettabili vecchi è che il numero di tanti sfatamenti nelle orcheste introdotti noccia alla perfetta rappresentazione del dramma in musica, e van pur lodando, e vantando l’antica semplicità di Cimarosa e Paesiello. Errore altresì di molti, è il credere cbe come sono appo noi invecchiate le musiche di cento, di cinquanta, di venti anni fa, sino a non potere essere più ascoltate, così debbano del pari invecchiare appresso i posteri tutte le passate a noi più prossime, e le ottime presenti. Pertanto egli ci par di potere affermare cbe la musica drammatica a’ nostri giorni (1) ha spiegalo tutta la inspirazione cbe può infonderle il genio, e tutta la perfezione cbe può ricevere dall’arte; cbe questo nostro nella memoria de’ posteri ne sarà il secol d’oro; e cbe cotesf arte nobilissima ora mostra di volgere alla sua decadenza. Con un breve esame di fatti, aiutato dalla comparazione storica delle artistiche vicende. noi ci argomentiamo di provare questo assunto, e di convincerne que’ molti a’quali per avveri tura paresse strabocchevole e strano. E per non dipartirci dal paragone della pittura, il quale ne sembra calzare ottimamente al proposito nostro, per avere cotest’arte seguito il medesimo ordine di nascimento e progresso, veggiamo come il decorso secolo, rispetto alla musica drammatica, sia da compararsi al secolo di Giotto. Certo gran merito s’ebbe quel primo maestro, e coloro cbe più dappresso seguirono la sua maniera, la quale sbrogliatasi dalla vecchia secchezza e goffaggine de’ Greci pittori, mostrava pure come quell’arte poteva essere migliorata e avviata alla perfezione. La gloria cbe s’ebbero costoro al loro tempo, la memoria, e i monumenti cbe ancora ne durano, e la storia che li celebra e serba nella venerazione de’ popoli. sono un omaggio attribuito a quegli artefici rispetto al tempo in cui vissero, e non altrimenti all’arte quale è per sé. e quale in processo di tempo si mostrò pelle opere degli eccellenti pittori cbe seguirono appresso. Per la qual cosa, rivolto il paragone alla musica drammatica del passato secolo, in que’mottetti, meschini di sentimento e privi di spazio melodico, egli mi par di riconoscere il far giottesco nella sua esilità delle forme; in quella povertà di armonica modulazione e monotonia di semplici cadenze io veggo l’andamento uniforme e tagliente delle pieghe e la poca varietà nelle movenze delle figure. E sopra tutto chi non ravvisa il poco rilievo degli oggetti dipinti da’ Giotteschi, c il difetto di gradazione delle tinte in quella penuria estrema di mezzi stromentali, e in quel niuno ardimento di tentare effetti nuovi con peregrine modulazioni, e con arditi rovesci di armonie? Quanto poi all’espressione drammatica nella musica del passato secolo, certo ella fu poca, e in gran parte falsa; e ne convince anche chi non è intendente dell’arte l’essere stata a quei di la musica speciale professione di pochi artisti, e adornamento di pochissimi amatori: laddove in processo di tempo l’abbiam veduta farsi quasi di diritto comune, ed abbiam veduto le nostre città tutte dividersi in due grandi classi, l’una di professori, l’altra di intelligenti ed orecchianti, i quali tutti non senza diritto, e per avventura saviamente spesso, giudicano e danno sentenze intorno a cose di musica. 11 qual fatto non sarebbe per certo stato serbato all’età nostra, se la musica di tempi a noi più remoti avesse avuto ottimo senso di drammatica espressione, essendo questo, per nostro avviso, il principal mezzo onde la musica si è resa universale. Ma troppe cose si vorrebbono esaminare e risolvere a degnamente trattar questo soggetto; al cbe fare spazio maggiore si rlcliieàe di quello cbe pur n’è concesso. Ci staremo per ora contenti all’accennare, tanto per far luogo alle altrui osservazioni, cbe grato ci sarebbe di veder pubblicate da chi la sente differentemente da noi. Ora il negare alla nostra musica drammatica un progresso da un secolo in qua sarebbe un negar l’evidente. Che questo progresso sia seguito senza abuso, e conforme a quello delle altre arti già fiorite e scadute il conferma il fatto già seguito nella pittura e nella poetica, sì nobilmente esposto da Dante, e nella musica verificatosi solennemente fino a’nostri dì; cioè che quale de’compositori maestri si creclea tenere il campo lia dovuto cedere il grido a quello che gli è venuto appresso; e l’uno, e l’altro di costoro dall’ultimo nato abbiam veduto essere cacciato di nido. Cotesto alternar di primazia senza alcuna contenzion di partiti, e col voto dell’intera nazione, rivela egli altro cbe il più felice progresso di un’arte verso la perfezione? Per non riuscir lungo e fastidioso a’lettori io rimonterò solo a quarant’anni passati. Le opere di Paér e di Mayer prima affievolirono, poscia oscurarono, e da ultimo estòlsero le opere di Cimarosa e di Paisiello; nè andò guari cbe la Camilla, l’Agnese, e la Ginevra cessero il campo a’ Baccanali, e all ’Adelina. Generali minacciava di voler dominare tutta la musica del suo secolo, e lasciava alquanto indietro a sè avvilito Pavesi, quando surse un formidabile colosso cbe arrovesciò quasi tutte le antiche massime, ed aperse nuova pompa melodica, lusinghiera, ricreante, incantatrice. Egli riempi del suo nome e delle sue opere il mondo tutto. Rossini ha tenuto il seggio della musica del nostro secolo per un corso di presso a vent’anni, nè altro maestro può vantare un regno sì lungo e sì luminoso. Tre sono le maniere cbe nella sua musica i pratici distinguono. La prima alquanto semplice tiene del far di Generali e de’predecessori maestri, ed a questa appartengono il Tancredi, l’Italiana in Algeri, e le altre prime opere cbe scrisse. La seconda tutta sua propria non ha della prima cbe un certo lusso melodico stromentale, e l’incantesimo dei crescendo, del resto trascorre maggiormente in vezzi e adornamenti stati poscia riprovati quando un canto veramente melodico, declamato, e naturale cominciò a dominare e reggere la musica drammatica. Di questa seconda maniera sono la Gazza Ladra, e le successive opere rossiniane sino alla Semiramide. La terza maniera, cbe è quella del Guglielmo Teli, è di un genere grave quasi alemanno, magistrale, e solenne, meglio accetto generalmente ai dotti professori cbe alla moltitudine. Di queste tre maniere la seconda fu cbe eresse Rossini arbitro della musica; e se vi fu altro maestro cbe di quei dì ardisse scrivere alcuna Opera, non si imprometteva altro plauso che quello gli avesse procacciato l’imitazione di quella rossiniana maniera. Tal cbe ci è facile il dedurre che essendo quella ( come poscia si è sperimentato) viziata per abuso di sovverchj adornamenti, e per difetto di naturai canto drammatico, affollandosi a quella imitazione la turba degli imitatori cbe sono anche più trascorrevoli ne’ vizii del caposcuola cbe nelle virtù, saremmo leggermente venuti alla corruzione dell’arte prima di averne toccato l’eccellenza. Ma un genio benefico in mezzo al soprastante periglio dell arte mormorò quasi in segreto non so quali melodici accénti d’amore; e incontanente un pirata, da fiera fortuna lanciato in sul lido, pietosamente narrò le amorose sue pene. Ne piansero i cuori cbe ammirati l’udirono, e solo forse da quel punto la musica incominciò ad essere un dramma, e un dramma fu musica. 0 non mai abbastanza da tutta 1 Europa compianto Bellini! Io da te ordisco (e sia con pace di lutti) il miglior tempo di quest’arte preclara. o [p. 19 modifica]

Ma per lasciare ogni poesia, e tornare freddamente in sulla disamina de’ fatti, comparso Bellini, il torrente rossiniano si frenò, gli imitatori soprastettero un tratto dubbiosi, e tacendo ascoltarono; poscia, fatto animo, si riprodussero con isvariate maniere, la più parte ottime, e non senza special pregio di originalità, per forma che, mercè l’opera loro, la musica drammatica si mantiene in fiore anche oggidì. Che ella non possa più oltre progredire in eccellenza ne fanno fede i mezzi strumentali possibili tutti esauriti, e fattone quell’uso, che di un tratto solo accresciuto, in abuso cadrebbe. Lo mostrano altresì le ridicole ripetizioni delle parole del dramma tolte di mezzo, e serbate solo quelle che sono indispensabili al ritmo musicale, e calzano anziché nuocere al color della scena; lo mostrano i recitativi ridotti non pure ad essere ascoltati ma aggraditi secondochè è l’importanza loro: lo mostrano i pezzi di concerto disposti in modo da rendere imponente l’azione, e non meno verisimile il fatto di quello che esser potesse vero, e ciò conciliato mirabilmente coll’effetto musicale.

E, posto ancora che in avvenire si potesse trovare qualche ingegnoso modo di tentar nuovi effetti, chi saprà rendere più vera, viva, evidente una scena di quello che sia la finale della Norma, o quella della tortura nella Beatrice, o l’ultima della Lucia, o quella meravigliosa di Giulietta e Romeo del Vaccaj?

Or chi negherà che cotest’arte non sia oggi in fiore tra noi? E chi si argomenterà di migliorarla in appresso? Certo la sorte di tutte le arti sarà pur quella della musica: lei pure vedremo volgere in decadenza, e questa eccellenza in cui è salita nel dimostra, oltre la quale non è concesso di aggiugnere, e il conferma questo lodevole pensiero che molti a gara si danno di occuparsi a scrivere di cose musicali, essendosi mai sempre sperimentato che la storia delle arti comincia col cominciare della loro decadenza. Noi però consoliamoci che quest’arte ora è al colmo del suo fiorire, e cessi l’ingiusto lamento che oggi vi sia penuria di buoni compositori, e di opere eccellenti. Se non ci bastano quelle del rapito Bellini, le sessanta del copioso Donizetti, le molte e gravissime del severo Mercadante, le tante e leggiadre de’ graziosi fratelli Ricci, quelle del Nini, del Pacini, del Persiani, del Coppola, e del Yaccaj; perchè non ci rivolgiamo a quelle di Mazzucato, di Mabellini, di Verdi, di Speranza, di Combi, di Campana, e di molti, e molti altri2? Certo egli fu agevole, vivente Raffaello, il dar biasimo di meschin dipintore ad Andrea del Sarto; ma quel giudizio fu riprovato fin allora dagli intendenti, e poscia fu condannato dalla storia. Riconosciamo meglio l’epoca in cui siamo, e nel dar taccia di mediocrità temiamo il giudizio di quelli che verranno dopo noi. C. Mellini.

  1. Ci è caro di poter dar qui posto al primo Articolo del sig. C. Mellini. Tranne alcune poche parziali opinioni in esso articolo manifestate, e nelle quali non consentiamo pienamente, ne pare lavoro dettato con savie vedute e a sufficienza conforme ai principii di critica che ne piacque adottare.

    L'E.

  2. Si vedrà che cosa pensi di questi ultimi maestri il signor Fétis, nella terza sua lettera che quanto prima produrremo colle opportune postille. L’E.