Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 4/Teodoro Döhler
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TEODORO DÖHLER.
Da Clementi in poi certamente in Italia non vi ebbe
alcuno pianista che valesse ad accrescere la gloria dei
nostri fasti presso altri popoli che andarono altiere
di Mozart, Beethowcn, Weber e Kummel ed ora posseggono
Moschelcs, Kalkbrenncr, Chopin, Liszt, Thalberg
e moltissimi altri artisti di un merito distinto
e dovunque apprezzati. La penuria di rinomati pianisti
italiani da taluno si volle ascrivere alla convenienza di
preferir fra noi Io studio del canto, degl’istrumenti d’arco
e da fiato e della composizione teatrale, siccome più confacente
ad uomini avvezzi all’impero delle melodie e non
troppo ligi al soverchio esercizio meccanico clic richiedesi
per uno strumento della natura del pianoforte.
Ora però che in Italia pare si voglia da taluno in certo
qual modo dimenticare la sorgente primaria delle sue insuperate
palme, per meglio sfoggiare di modulata profondità
armonico-strumentale, quasi disgradendo che l’onnipossente
melodia occupi come per l addietro il più luminoso
ed efficace posto nelle opere drammatiche, è ben
giusto che a lieve compenso della sconvolta purezza melodica,
i caldi estimatori della riputazione musicale italiana, possano almeno veder chi gareggi co’ migliori
fra gli oltramontani nella franchezza del superare ogni
difficoltà di maneggio sopra un istromcnto, che finora,
in complesso, sembrò più idoneo alla pazienza, che al
genio.
Teodoro Dòhlcr è quell’eccellente pianista di cui ora
possiamo vantarci, ed il cui nome suona stimato sulle
labbra di ogni amatore o maestro di pianoforte. Egli
nacque in Napoli il giorno 20 aprile 1814 ed ivi fu ammaestrato
nella musica e nel pianoforte dapprima da
Lanza quindi da Benedici. A Tienila dal celebre Carlo
Czerny ricevette alcune lezioni di perfezionamento, e
nella fresca età di diciassette anni si meritò di esser nominato
pianista della musica particolare del duca di
Lucca.
Dòhler visitò replicatamente varie principali città d’Europa
e dappertutto ed in ogni occasione fecesi ammirare
pel notevole suo talento. A Parigi specialmente superò
di gran pezza la pubblica aspettazione e quella Gazzetta
musicale non esitò nel 1838 a pubblicare «che questo
• giovane prodigio, sembra aver sorpassato i confini del
«possibile, poiché confrontando la sua gioventù coll’im«mensità de’ suoi talenti, si è quasi tentati a supporre
«che per un feiicc privilegio delia natura sia stato esen«tato da tutti gl’incomodi dell’infanzia, non potendosi
«comprendere come abbia potuto trovar il tempo d’iin«parare tutto ciò ch’egli sa; giacché oltre le cognizioni
«musicali, a perfezione parla e scrive quattro lingue».
«Questo pianista, «così prosieguo il mentovato giornale», senza dubbio va posto nel novero de’ suonatori più
meravigliosi che siansi mai sentiti». Per non dir d’altro,
egli possiede una straordinaria bravura nell’eseguire i
più complicali e brillanti passi, e nell’effettuare delle
combinazioni, di proporzioni tali che a primo aspetto
sembrano inconciliabili coll’idea generalmente adottata
sull’estensione dei mezzi del pianoforte. In ispeeie allorché
al canto e ad accompagnamenti i più variati intreccia
il trillo, e quando con forza e prestezza marca le ottave
doppie, ehi non crederebbe che tre o quattro mani percorrano
ad un tratto la tastiera?
Se i confronti non fossero oramai adoperati a sazietà, |
noi potremmo paragonare Dòhlcr a Listz e Thalberg (
e notare che se Dòhler ha meno d’estro, di energia,
che il primo, e meno di calma, di finitezza e di chiarezza
del secondo, a lui nessuno potrà togliere il me-.
rito di aver saputo felicemente fondere e collegare insieme
alcuni de’ modi per cui que’ due sommi van
l’uno dall’altro distinti, e mercè ben anco dell’unione
di qualche vezzo tolto da Hcrz c Czerny, costituire uno
speciale tutto, atto a procacciarsi il favore degli intelligenti
c ad aggradire nello stesso tempo al pubblico.
Nelle composizioni di Dòhler rinvengonsi le medesime
qualità di stile che già si accennò aver egli saputo congiuiigere
nella sua maniera di esecuzione. Fra le quaranta
opere da lui già rese di pubblica ragione, oltre i
grandi studii di concerto che nel suo genere van annoverati
fra i migliori ed i più proficui, voglionsi distinguere
con particolari encomii le Fantasie sopra motivi
dell’Anna Balena, della Lucia, del Guglielmo Teli,
della Gypsl e del Guido e Ginevra, ecc.
A’ trionfi più recentemente riportati in riva alla Senna
ed al Tamigi e nella media Italia, Dòhler volle aggiungere
i non meno invidiabili della nostra capitale, e la
sera del 48 si produsse nell’I. R. Teatro alla Scala al
cospetto di un pubblico tuttora inebriato dalla magia
delle mirabili prove di un Thalberg. - Il successo del
gran pianista italiano fu compiuto. - Egli, dopo esser
stato vivamente festeggiato ne’ pezzi segnati nel programma
(cioè nella brillante fantasia sul Guglielmo Tell?
in un melodico notturno in re bemolle, negli studii N. 9
ed ultimo della sua raccolta enei capriccio inedito sull’assedio
di Corinto che piacque a preferenza de’pezzi a
cui tenne dietro ) per assecondare il comune voto che
con insistenza domandava bis, si rimise al pianoforte
ed intuonò un soave canto della Sonnambula, poi scherzò
fra l’agitarsi di un allegro a 6 c 8, ed in fine deliziò tutti
gli spettatori in un frammento di un pezzo in cui le insinuanti
note di Lucia con altrettanto di buon gusto che
di maestria trovavansi collegato ad eleganti e chiari passi
di un effetto irresistibile. C.