Capitolo XVII

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XVI XVIII

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Cap. XVII. L’altre cirimonie vane, e superflue: essere questo indicio di poco talento, o di natura villana.

80. Ma ci è un’altra maniera di cirimoniose persone, le quali di ciò fanno arte e mercatanzia, e tengonne libro e ragione. Alla tal maniera di persone un ghigno, ed alla cotale un riso; e il più gentile sederà in sulla seggiola, e il meno sulla panchetta: le quai cirimonie credo che sieno state traportate di Spagna in Italia; ma il nostro terreno le ha male ricevute, e poco ci sono allignate; conciossiachè questa distinzione di nobiltà, così appunto, a noi è noiosa; e perciò non si dee alcuno far giudice a dicidere chi è più nobile o chi meno.

81. Nè vendere si deono le cirimonie e le carezze, a guisa che le meretrici fanno; siccome io ho veduto molti signori fare nelle corti loro, sforzandosi di consegnarle agli sventurati servidori per salario.

82. E sicuramente coloro che si dilettano di usar cirimonie assai fuora del convenevole, lo fanno per leggerezza e per vanità, come uomini di poco valore; e perciocchè queste ciance s’imparano di fare assai agevolmente, e pure hanno un poco di bella mostra, essi le apprendono con grande studio: ma le cose gravi non possono imparare, come deboli a tanto peso; e vorrebbono che la con[p. 52 modifica]versazione si spendesse tutta in ciò, siccome quelli che non sanno più avanti, e che sotto quel poco di pulita buccia niuno sugo hanno, e a toccarli sono vizzi e mucidi; e perciò amerebbono che l’usar con le persone non procedesse più addentro di quella prima vista: e di questi troverai tu grandissimo numero.

83. Alcuni altri sono che soprabbondano in parole e in atti cortesi, per supplire al difetto della loro cattività e della villana e ristretta natura loro; avvisando se eglino fossero sì scarsi e salvatichi con le parole, come sono con le opere, gli uomini non dovergli poter soffrire.

84. E nel vero così è, che tu troverai che per l’una di queste due cagioni i più abbondano di cirimonie superflue, e non per altro; le quali generalmente noiano il più degli uomini; perciocchè per loro s’impedisce altrui il vivere a suo senno; cioè la libertà, la quale ciascuno appetisce innanzi ad ogni altra cosa.