Fortuna, io dissi, e volo e mano arresta
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Girolamo Gigli
IX
Fortuna, io dissi, e volo e mano arresta,
Ch’hai la fuga e la fe’ troppo leggiera:
Quel, che vesti il mattin spogli la sera;
Chi Re s’addormentò, servo si desta.
5Rispose: È Morte a saettar sì presta,
Sì poco è il ben, tanto è lo stuol, che spera,
Che acciò n’abbia ciascun la parte intiera,
Convien ch’un io ne spogli, un ne rivesta.
Poi disse a Clori: almen tu sii costante,
10Se non è la Fortuna, e amor novello
Non mostri ognora il tuo favor vagante.
Rispose: è così raro anco il mio Bello
Che per tutta appagar la turba amante
Convien, ch’or sia di questo, ora di quello.