Fiore di virtù/IX
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CAPITOLO IX.
Della virtù della misericordia, ed è appropriata
a' figliuoli dello uccello Ipega.
Misericordia, secondo Santo Agostino, si è avere compassione dell’anima sua e dell’altrui miseria. La sua opera, secondo che pruova Fra Tommaso, è di due maniere: una si chiama misericordia spirituale, e l’altra corporale. L’opere della misericordia spirituale, secondo i sacri Dottori, sono queste: Perdonare l’offese che gli sono fatte, e gastigare chi bisogna, e consigliare chi dubita, ammaestrare chi non sa, e consolare i tribolati, sopportare l’ingiurie, e pregare Iddio per altrui. Ovidio dice: Se le persone non peccassono, la virtù della misericordia non si potrebbe adoperare. E puossi appropriare la virtù della misericordia alli figliuoli d’uno uccello c’ha nome Ipega, che quando veggiono invecchiare lo padre e la madre, sicchè pèrdino il vedere che non possino volare, si gli fanno uno nido, e ivi dentro li pascono, e poi gli traggono tutte le penne vecchie, e massime quelle che sono d’intorno a gli occhi, e pascongli insino a tanto che sono cresciute tutte le penne, e così per natura si rinnovano, e torna loro la veduta. Della misericordia ragiona Plato, e dice: Nessuna virtù può essere nelle persone più bella e più utile che la misericordia, la qual consiste in visitare gl’infermi, in pascere gli affamati, dar bere agli assetati, riscuotere i prigioni, vestire gl’ignudi, albergare i pellegrini e seppellire i morti. Lo Evangelio si dice: Chi averà misericordia d’altrui, altrui l’averà di lui. Alessandro dice: La possanza delle persone cresce in due modi: per acquistare amici e per fare misericordia, e perdonare agli nimici; chè vendetta sanza danno non puote essere. Salomone dice: Chi dà al povero non sarà mendico; e chi dispregia il suo priego, verrà in povertà. Ancora: Chi non arà mercè del povero, nè da Dio, nè da uomo non sarà udito. Cassiodoro dice: Non essere avaro in misericordia, se tu la vogli trovare in te. Giovenale dice: Sii misericordioso, chè la misericordia è segno di tutte le virtudi. Pittagora dice: Se la mano offende l’occhio, e ’l dente offende la lingua, non cade vendetta, perchè chi la fa, sè stesso offende. Cristo dice: perdona ad altrui, se tu vuoli che sia perdonato a te. Plato dice: Grande vendetta fa chi perdona al suo nemico, potendosi vendicare. Ovidio dice: Se ogni volta che le persone peccano, fossono punite, in poco tempo ne sarieno pochi. Seneca dice: Pensa d’avere fatta la tua vendetta, se tu ti se’ possuto vendicare, e tu gli abbia perdonato. Della misericordia si è scritto nelle Storie Romane, che essendo un ladro che rubava per mare, si fu menato dinanzi Alessandro; e il Re lo domandò perchè andava rubando per mare; ed egli rispose: per quello che tu fai in terra: ma perch’io vo solo, però sono appellato ladro; e perchè tu vai accompagnato di grande gente, si se’ chiamato Re: ma se tu andassi solo, com’io sono, saresti chiamato ladro; chè quelli che fuggono tu perseguiti; e quello ch’io vo cercando, e tu dispregi, cioè la povertade, mi fa essere ladro; ma tu se’ rubatore, ch’è troppo peggio, per la cupidità dell’animo, chè tu, come la ventura ti va più dritta, tu se’ peggiore; ma se la ventura mi soccorresse di tanto ch’io avessi da vivere, io non imbolerei mai più. Sicchè udendo il re Alessandro la franchezza di costui, si mosse a misericordia, vedendo che non era ladro se non per povertà; e per compassione della miseria, si gli perdonò la morte, e fecelo de’ suoi cavalieri; e fu poi de’ migliori che il Re avesse.