Fior di beltá e d'ogni cosa bona
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I
Loda la bellezza e la virtù della sua donna e le chiede scusa
se non sa celebrarla come essa merita.
Fior di beltà e d’ogni cosa bona,
si forte lo mio cor immaginat’ha
l’alte verta che fan dimora e stata
in de la vostr’onorata persona,
5che ardente mi dona
desiderio a farne mostramento,
senn’e conoscimento
quando obbrio e seguo volontate.
E certo in veritate
10so nente dir poriane a simiglianza
ver’che grand’abondanza
in voi soggiorno fanno e per ragione.
Tanta bellezza manten lo suo viso
con si lucente chiarità innaurato,
15che la sua céra par d’angel provato.
No è donna né om’si fermo assiso
a ovrar, che deviso
nond’aggia sua ’ntenzion per riguardare
u’ sente ch’ell’appare:
20tanto i’ simiglia nobel creatura.
Tutt’altra sua fattura,
di che parlarsi potè onestamente,
è si addorna e gente,
non vi si porca apponer mancagione.
25Lo parlar e l’andar e ’l far dimora
e li atti e li costumi e i reggimenti
umili son, cortesi e si piacenti
e di tanta onestà fan covertora:
non guarderà un’ora,
30né punto in parte o’ senta gente sia.
Quando passa per via,
la ruga per miraglio al viso porta;
se saluta li è porta,
soavemente la rende, e ispande
35per u’ passa si grande
odor, non si porea dir per sermone.
Di senno tanto assiso ha ’I suo coraggio
con canoscenza e con valore intero,
con cortesia e con fin pregio altero,
40alcun om’nonde poteria far saggio;
perché d’uman lignaggio
non sembra sia, ma d’angelicale,
e tant’è bontà e tale,
e si sottil lo suo intendiment’have;
45nulla cos’è si grave
ad apprender, no l’apprenda ’l suo core:
d’ogni cosa ’l Signore
onora e serve senza falligione.
A voi, madonna, cui fior conto e chiamo,
50mercé dimando che ’l vostro perdono
concediate, se ’l meo dir no è bono,
a me che via più molto che me amo.
Lo senno ch’ebbe Adamo,
conosco ben non poteria fornire,
55volendo tutte dire
le virtù ch’hai! vostro core fornito.
Però molt’ho fallito
a cominciar, poi non so far finita;
ma par che mi dia vita
60che ’l saggio conta a voglia operazione.
Fior d’ogni ben, com’è conto di sovra,
poi v’addorna di tante vertù Deo,
che tutt’altre passate, al parer meo,
pietà aggiate che per me il s’approva
65e mettetela in ovra
ver’me, che tuttor so stato gecchito
di voi seguir, né quito
di voi cred’esser mai, vivo né morto.
Unde ’l vostro conforto
70dimando che spandiate sovra mene,
che alcun altro bene
non m’ha savor per nessuna cagione.