Libro terzo - Capitolo 62
Era la misera madre insieme con Florio piangendo, quando il nuovo giorno apparve, e con alcune parole lui confortare non potea. A cui egli disse: - Siami mostrato il luogo ove la mia Biancifiore giace sanza anima -. A cui la madre rispose: - Come vuoi tu andare in tale maniera a visitare la sepoltura di Biancifiore? Vuoi tu far fare beffe di te? Rattempera il tuo dolore in prima, poi temperato quello, v’andremo, ché certo niuna persona è che ora ti vedesse, che non credesse che tu fossi del senno uscito: e io similemente sanza fine di te mi maraviglio, non sappiendo onde questo si muova. Oimè misera, ora hai tu perduto ogni sentimento a Montoro, che tu vuogli, per una giovane di sì picciola condizione come fu Biancifiore, consumarti e privarmi di te, così nobile figliuolo? Hai paura che un’altra giovane non si truovi più bella di Biancifiore? Si farà! A’ nostri regni non è guari lontano il nobilissimo re di Granata, il quale si può gloriare della più bella figliuola che mai niuno uomo del mondo avesse: ella sarà tua sposa, se tu ti vuoi confortare -. A cui Florio disse: - Reina, non volere porgere ora con lusinghevoli parole conforto colà dove con inganno hai messa tristizia: folle è colui che per medico prende il nimico da cui davanti è stato ferito a morte. Fammi mostrare dove giace colei cui uccisa avete, e a cui l’anima mia si dee oggi accompagnare -. Piangendo allora la reina, con lui, al quale niuno colore era nel viso rimaso, e i cui occhi aveano per lo molto piangere intorno a sé un purpureo giro, e essi rossi erano rientrati nella testa, e molti altri si mossero con loro, lui menando al tempio. Al quale andando Florio, ovunque egli giungeva vedea genti piene di dolore, e nuovo pianto facea cominciare, tanta era la pietà che ’l suo aspetto porgeva a chi ’l vedeva. E dopo alquanto pervennero al tempio dove Giulia sepulta stava, e dove le non vere scritte lettere significavano che quivi Biancifiore morta giacesse.