Libro secondo - Capitolo 52
Fu adunque Biancifiore tratta fuori di prigione quella mattina, e la chiara luce che accompagnata l’avea da lei subito si partì, e questa vestita di neri drappi, i quali la reina mandati le avea, acciò che come nobile femina andasse a morire, venne tacitamente dinanzi a’ giudici, quasi perdendo ogni speranza che ricevuta avea dalla santa dea il preterito giorno; e quivi fermata, uno de’ giudici levato in piè con empia voce così disse: - Sia a tutti manifesto che la presente iniqua giovane Biancifiore per suo inganno e tradimento volle, il giorno passato, il nostro e suo signore re Felice avvelenare con un paone, sotto spezie d’onorarlo; e perciò, acciò che nullo uomo o altra femina a sì fatto fallo mai s’ausi, noi condanniamo lei, ch’ella sia arsa e fatta divenire cenere trita, e poi al vento gittata -. E questo detto, comandò che al fuoco sanza indugio menata fosse.