Libro secondo - Capitolo 33
Massamutino, al quale non era già il comandamento del re uscito di mente, fece occultamente e con molta sollecitudine apparecchiare un bel paone, il quale egli di sugo d’una velenosa erba tutto bagnò, pensando che quello giorno per tale operazione si vedrebbe vendico di Biancifiore, che per amadore l’avea rifiutato. E fatto questo, avendo già la reale mensa e l’altre di più vivande servite, né quasi altro v’era rimaso a fare che mandare il paone, accompagnato con più scudieri andò per Biancifiore, la quale la reina, acciò che ella non potesse niente di male pensare, avea fatta quel giorno vestire nobilmente d’un vermiglio sciamito e mettere i biondi capelli in dovuto ordine con bella treccia avolti al capo, sopra li quali una piccola coronetta ricca di preziose pietre risplendea, e ’l chiaro viso, già lungamente di lagrime bagnato, lavato quel giorno per volere della reina, dava piacevole luce a chi il vedea, posto che questo Biancifiore avea mal volontieri fatto, pensando che ’l suo Florio non v’era. Ma perché bisognava alla reina tanto ingegno ad ingannare la semplice giovane? Ella non avrebbe mai saputo pensare quello che ella non avrebbe saputo né ardito di fare ad alcuno. Ma venuto il siniscalco davanti alla reina, e salutata lei e la sua compagna, disse così: - Madonna, oggi si celebra, sì come voi sapete, la gran festa della natività del nostro re, per la qual cosa volendo noi la nostra festa fare maggiore e più bella, provedemmo di fare apparecchiare un paone il quale noi vogliamo fare davanti al re presentare e a’ suoi baroni, acciò che ciascuno, faccendo quello che a tale uccello si richiede, si vanti di far cosa per la quale la festa divenga maggiore e più bella; né sì fatto uccello è convenevole d’esser portato alla reale tavola se non da gentilissima e bella pulcella; né io non ne conosco alcuna, né qua entro né in tutta la nostra città, che a Biancifiore si possa appareggiare in alcuno atto. E però caramente vi priego che a sì fatto servigio vi piaccia di concederle licenza, che con noi venga incontanente, però che l’ora del portarlo è venuta, né si può più avanti indugiare -. La reina, che ben sapeva come l’opera dovea andare, sì come quella che ordinata l’avea, stette alquanto sanza rispondere; ma poi che la crudele volontà vinse la pietà che di Biancifiore le venne, udendo ch’ella era richiesta ad andare a quella cosa per la quale a morte doveva essere giudicata, e ella disse: - Certo questo ci piace molto -; e voltata verso Biancifiore, le disse: - Vavvi -, ammaestrandola che saviamente i debiti del paone adimandasse a tutti i baroni che alla reale tavola dimoravano, sanza andare ad alcuno altro, e poi davanti al re posasse il paone, e ritornassesene, tenendo bene a mente quello in che ciascuno si vantava. Biancifiore, disiderosa di piacere e di servire a tutti, sanza aspettare più comandamenti se n’andò col siniscalco. Il quale, poi che presso furono all’entrare della sala, le pose in mano un grande piattello d’argento, sopra ’l quale l’avvelenato paone dimorava, dicendo: - Portalo avanti, però che più non è da stare -. Biancifiore, preso quello sanza farsene fare alcuna credenza, non avedendosi dello inganno, e con esso passò nella sala, nella quale, sì tosto com’ella entrò, parve che nuova e maravigliosa luce vi crescesse per la chiarezza che dal suo bel viso movea e fatta la debita reverenza al re, e con dolce saluto tutti gli altri che mangiavano salutati, s’appressò alla reale mensa, e con vergognoso atto, dipinta nel viso di quel colore che il gran pianeto, partendosi l’aurora, il cielo in diverse parti dipinge, così disse: