Libro quinto - Capitolo 71
Venne il grazioso giorno, bello per molte cose e da Biancifiore e da Glorizia sopra tutte le cose disiderato. Filocolo comandò che il grande arnese si caricasse e alla città n’andasse avanti: la qual cosa secondo il suo comandamento fu fatta. E egli, lasciato il pellegrino abito, d’un bellissimo drappo a oro si vestì co’ suoi compagni insieme e stette sopra un gran cavallo, bellissimo a riguardare come il sole, nell’aspetto mostrando bene quello che era, da molti sergenti intorniato e da’ suoi compagni, sé nobilissimi nella vista ripresentanti, seguito: e dopo loro e avanti, scudieri e altra famiglia assai bene e onorevolemente adorni cavalcavano. Appresso i quali Biancifiore, vestita d’un verde velluto adorno di risplendente oro e preziosissime pietre, messi con maestrevole mano i biondi capelli in dovuto ordine e sopr’essi un sottilissimo velo, e sopra quello una nobilissima corona portava, cara e per magistero e per pietre grandissimo tesoro, veniva, bellissima tanto quanto ogni comparazione ci saria scarsa. E dall’una parte a piccolo passo cavalcava Ascalion, e dall’altra le veniva il duca: e dopo loro Glorizia magnificamente con molte altre donne, d’Alessandria venute in loro compagnia, e in braccio portava il piccolo garzonetto. Mennilio, che in sollecitudine d’obviare Filocolo dimorava, come vide il giorno, così con Quintilio e con molti altri parenti e amici e compagni e con Ilario onoratamente molto salirono a cavallo, e con istrumenti molti e con gran festa ad obviare Filocolo uscirono, e appresso di loro Clelia e Tiberina in guisa di grandissime principesse ornate: e da’ nobili uomini di Roma e da molte donne accompagnate, cavalcando di Roma uscirono, non credendo Clelia poter pervenire a tanto che la sua cara nipote vedesse: la quale ella non conoscendo, né da lei conosciuta, tanti giorni veduta avea. E cavalcando così costoro verso Filocolo, e Filocolo verso loro, non molto lontani a Roma, dalla lungi si videro i cari parenti, per la qual cosa Ilario, a tutti entrato inanzi, come vide Filocolo, smontò del cavallo, e Filocolo, vedendolo dismontato, similemente discese, e Mennilio e Quintilio già discesi s’appressarono ad Ilario. A’ quali Ilario disse: - Nobili giovani, ecco qui il figliuolo di Felice re di Spagna, e sposo della vostra nipote: onoratelo e pacificamente il ricevete come avete promesso, e come dovete -. E a Filocolo disse: - Altissimo prencipe, ecco qui i zii della tua sposa: come degni li conosci, così li onora -. E posta la destra di Filocolo nelle destre di Quintilio e di Mennilio, tacque, e le trombe e gli altri strumenti infiniti riempierono l’aere di lieto suono. Essi allora s’abbracciarono e baciaronsi in bocca, e fecersi maravigliosa festa, ben che alquanto Mennilio e Quintilio stupefatti fossero, ricordandosi che poco avanti loro oste era stato, e non l’aveano conosciuto. E non essendo ancora a cavallo rimontati, Biancifiore sopravenne, la quale veggendo il suo signore a piè, dismontò di presente, e Ilario, presala per la mano, e di braccio a Glorizia recato in braccio a sé il piccolo Lelio, nel cospetto di coloro la menò ove Clelia e Tiberina con l’altre donne già giunte e dismontate onoravano Filocolo, e disse: - Signori e donne, ecco qui Biancifiore vostra nipote e ’l piccolo Lelio suo figliuolo -. A questa voce furono mille grazie rendute a Dio, e Mennilio e Quintilio con tenero amore abbracciarono la loro nipote, sopra tutte le cose del mondo maravigliandosi della sua bellezza. E Clelia, che mai vedere non la credea, l’abbracciò mille volte e baciandola, di tenerezza lagrimando, tutto il bel viso le bagnò, e ’l simile fece Tiberina, e molte altre donne a lei congiuntissime parenti, dolendosi del tempo che con loro non conosciuta da esse era stata. Poi Clelia, preso in braccio il grazioso garzonetto, con maravigliosa festa mirandolo, ringraziava Iddio dicendo: - O dolce signore Iddio, omai consolata viverò ne’ tuoi servigi, poi che Lelio e Giulia renduti m’hai -. La festa fu grande: e chi la poria intera narrare? Chi pellegrinando alcuna volta per lungo tempo andò, tornando alla casa, quale essa fu il può pensare. La quale faccendosi essi rimontarono a cavallo; e Filocolo dall’una parte e ’l duca dall’altra accompagnando Clelia cavalcarono; Tiberina in mezzo di Menedon e di Messaallino veniva; Mennilio e Quintilio, che della bellezza della loro nipote non si poteano ricredere, accompagnavano Biancifiore, e Parmenione e Ascalion Glorizia, che il piccolo Lelio portava, tanto contenta, quanto mai fosse stata, da Clelia sanza fine onorata e riconosciuta: e l’altre nobili donne da nobili uomini accompagnate, delle grandissime bellezze di Biancifiore e della magnificenza di Filocolo ragionando, cavalcarono infino all’entrata della nobile città. Quivi Vigilio, sommo pastore, già venuto trovarono, al freno del cui cavallo videro Bellisano e Tiberio nobilissimo romano: il quale come Filocolo di lontano vide, così lasciate le donne, da cavallo dismontò, e, inginocchiandosi, gli fece debita riverenza, e poi umilemente a baciargli il piè li corse. Poi volto a Bellisano, il quale egli ben conoscea, inchinandosi molto, l’abbracciò, e poi dirizzandosi si baciarono e fecersi graziosa festa, e Tiberio fece il simigliante: e Biancifiore similmente da cavallo discesa, e trattasi la ricca corona, di lontano dovuta reverenzia fece al santo padre. Al freno del quale, rinunziandolo Vigilio, Filocolo con Bellisano volle essere, riputando sconvenevole cosa che il figliuolo di tanto imperadore andasse a piè e egli a cavallo, e, concedendogliele Tiberio, vi fu: e così infino al santo tempio, ove la predicazione della santa fede udita avea da Ilario, andarono, al quale tutta Roma era corsa per vederlo e Biancifiore similemente. Quivi pervenuti, ogni uomo dismontò da cavallo e entrò nel santo tempio, ove onorevolemente da Ilario era stata aprestata la santa fonte con l’acqua per battezzarli, nella quale prima che altro si facesse, Filocolo e il piccolo Lelio e tutti i suoi compagni, nel cospetto di tutti i romani, da Vigilio ricevettero, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, battesimo, confessando la santa credenza e rinunziando la iniqua. Nella qual fonte Filocolo il suo appositivo nome, cioè Filocolo, lasciò, e Florio, suo naturale, riprese. Biancifiore similemente con le sue donne in più segreta parte simile lavacro con divoto cuore ricevettero. E rivestiti tutti, con la benedizione del santo padre si partirono; e accompagnati da Bellisano e da Tiberio e dagli altri romani prencipi, con grandissimo onore e festa, a’ grandi palagi di Mennilio pervennero.