Libro quarto - Capitolo 6
Questo consiglio a tutti piacque, e tutto quel giorno e la notte quivi dimorarono sanza più molestare la misera fontana; e la vegnente mattina, secondo l’ammaestramento dello strano iddio, mancate l’abondanti acque che il solingo piano aveano il preterito giorno allagato, presero il cammino, per lo quale sollecitamente pervennero ad Alfea e a’ suoi porti, avanti che l’occidentale orizonte fosse dal sole toccato. Quivi la mandata nave quasi in un’ora con loro insieme trovarono essere venuta: di che contenti, sperando per quello le cose più prospere nel futuro, su vi montarono sanza alcuno indugio, e a’ prosperevoli venti renderono le sanguigne vele, comandando che all’isola del fuoco il cammino della nave si dirizzasse. Eolo aiutava con le sue forze il nuovo legno, e lui con Zeffiro a’ disiati luoghi pingeva, e Nettunno pacificamente i suoi regni servava: onde Filocolo e suoi compagni contenti al loro cammino sanza affanno procedeano. Ma la misera fortuna, che niuno mondano bene lascia gustare sanza il suo fele, non consentì che lungamente questa fede fosse a’ disiosi giovani servata; ma, avendo già costoro dopo il terzo giorno assai vicini al luogo ove, quando nella nave entrarono, aveano diliberato di riposarsi, riposti, le bocche di Zeffiro richiuse e diede a Noto ampissima via sopra le salate acque: e Nettunno in se medesimo tutto si commosse con ispiacevol mutamento. Onde dopo poco spazio i giovani, non usi di queste cose, quasi morti in tale affanno, sanza ascoltare alcun conforto, nella nave si riputavano.