Libro quarto - Capitolo 54
- Voi - disse la reina - argomentate bene al vostro parere difendere; ma noi vi mostreremo con aperta ragione come voi dovete quello che noi di questa quistione tegnamo similemente tenere, se alla natura d’amore con diritto occhio si mira, così nella pulcella come nella vedova. E così nella vedova come nella pulcella il vedremo potere essere fermo e forte e costante: e in ciò Dido e Adriana ci porgono con le loro opere questo essere vero. E dove questo amore e nell’una e nell’altra non sia, niuna delle predette operazioni ne seguirà: dunque conviene che ciascuna ami, se quello che voi e noi già dicemmo vogliamo che ne segua. E però amando e la pulcella e la vedova, sanza andar cercando chi più distrettamente s’innamora, ché siamo certa della vedova, vi mostreremo che la vedova più sollecita è a’ piaceri dell’amante che la pulcella. E’ non è dubbio che tra l’altre cose che la femina ha sopra tutte cara è la sua virginità: e ciò è ragione, però che in quella tutto l’onore della seguente sua vita vi consiste, e sanza dubbio ella non sarà mai tanto da amore stimolata che ella volontieri ne sia cortese, se non a cui ella per matrimoniale legge si crederà per isposo congiungere. E questo noi non l’andiamo cercando, ché non è dubbio che chi vuole amare per isposa avere, che egli più tosto pulcella che vedova dee amare: dunque tarda e negligente sarà a donarsi a chi per tale effetto non l’amerà, e ella il sappia. Appresso, le pulcelle al generale sono timide, né sono astute a trovare le vie e’ modi per le quali i furtivi diletti si possono prendere: di queste cose la vedova non dubita, però che ella già donò onorevolemente quello che costei aspetta di donare, e è sanza, e però non dubita che, se se medesima dona ad altrui, quel segnale l’accusi. Poi ella, come più arrischiante, perché, come è detto, la maggiore cagione che porge dubbio non è con lei, conosce meglio le occulte vie, e così le mette in effetto. Vero è che voi dite che la pulcella, sì come disiderosa di cosa che mai non provò, a questo più fia sollicita che la vedova, che quello che è conosce: ma egli è di ciò che voi dite il contrario. Le pulcelle a tale effetto per diletto non corrono le prime volte, però che egli è loro più noia che piacere, avvegna che a quella cosa che diletta quante più fiate si vede o ode o sente, più piace, e più è sollicito ciascuno a seguirla: questa cosa di che noi ragioniamo non segue l’ordine e la maniera di molte altre, che, vedute una volta o due, più non si cercano di vedere, anzi quante più volte in effetto si mette, tante e con più affezione è cercato di ritornarvi, e più disidera colui la cosa a cui ella piace, che colui a cui ella dee piacere, né ancora n’ha gustato. Però la vedova, con ciò sia cosa che ella doni meno, e più le sia il donare agevole, più sarà liberale e più tosto che la pulcella, che donare dee la più cara cosa ch’essa ha. E ancora sarà più la vedova tirata, come mostrato avemo a tale effetto che la pulcella: per le quali cagioni amisi più tosto la vedova che la pulcella.