Libro quarto - Capitolo 49
Disse allora la piacevole Pola: - Reina, altro giudicio sarebbe per me di tal quistione donato come udirete. Noi naturalmente tutti più i brievi che i lunghi affanni disideriamo: e che minore e più brieve affanno sia ad acquistare l’amore della meno nobile che quello della più, è manifesto: dunque si dee seguire, con ciò sia cosa che già si possa della minore dire acquistato quello che della maggiore è ad acquistare. Appresso, amando un uomo una donna di maggiore condizione che egli non è, molti pericoli ne gli possono seguire: né però ultimamente n’ha maggior diletto che d’una minore. Noi veggiamo ad una gran donna avere molti parenti, molta famiglia, e tutti riguardare ad essa sì come solleciti guardatori del suo onore, de’ quali se alcuno di questo amore s’avvedesse, com’io già dissi, all’amante grave pericolo ne può seguire: quello che della meno nobile non potrebbe così di leggiere avvenire. I quali pericoli ciascuno a suo potere dee fuggire, con ciò sia cosa che chi riceve s’ha il danno, e chi ’l sa se ne ride, dicendo: "Ben gli sta; dove si metteva egli ad amare?". Né ancora si muore più che una volta, per che ciascuno dee ben guardare come quella una viene a morire, e dove, e per che cagione. E ancora è credibile cosa che la gentil donna poco il prezzerà, però che essa medesima disidererà d’amare sì alto uomo o maggiore com’ella è donna, e non minore di sé: e così costui tardi o non mai al suo disio perverrà. E della minore gli avverrà il contrario, però ch’ella si glorierà d’essere amata da tanto amante, e ingegnerassi di piacergli per nutricare l’amore. E dove questo non fosse, la potenza dell’amante potrà sanza paura fare il suo disio adempiere: però io terrei che amare si dovesse la minore più tosto che l’altra -.