Libro quarto - Capitolo 2
Era nel non conosciuto luogo davanti al vecchio tempio un pratello vestito di palida erba per la fredda stagione, nel quale una fontana bellissima si vedea, alle cui onde la piovuta acqua niente aveva offeso, ma chiarissime dimoravano, e nel mezzo di quella a modo di due bollori si vedea l’acqua rilevare. Alla quale Filocolo, uscito del tempio, e appressandosili, gli piacque, così chiara vedendola, e divenne disideroso di bere di quella, e fecesi un nappo d’argento apportare; e con quello dall’una delle parti si bassò sopra la fontana per prenderne, e, bassato, col nappo alquanto le chiare onde dibatté. E questo faccendo, vide quelle gonfiare, e fra esse sentì non so che gorgogliare, e dopo picciolo spazio il gorgogliare volgersi in voce e dire: - Bastiti, chi che tu sii che le mie parti molesti con non necessario ravolgimento, che io sanza essere molestato, o molestarti, mitigo la tua sete, né perisca il fraternale amore per che io, che già fui uomo, sia ora fonte -. A questa voce Filocolo tutto stupefatto tirò indietro la mano, e quasi che non cadde, né i suoi compagni ebbero minore maraviglia; ma dopo alquanto spazio, Filocolo rassicuratosi così sopra la chiara fonte parlò: - O chi che tu sii, che nelle presenti onde dimori, perdonami se io t’offesi, ché non fu mio intendimento, quando per le tue parti sollazzandomi menava il mio nappo, d’offendere ad alcuno. Ma se gl’iddii da tal molestia ti partano e le tue onde lungamente chiare conservino, non ti sia noia la cagione per che qui relegato dimori narrarci, e chi tu se’, e come qui venisti e onde, acciò che per noi la tua fama risusciti, e, i tuoi casi narrando, di te facciamo ancora molte anime pietose, se pietà meritano i tuoi avvenimenti -.