Libro quarto - Capitolo 161
Cominciasi la festa grande, e lo sconfortato popolo si comincia a rallegrare, contento che tanto uomo sia per l’aiuto degl’iddii da sì turpe morte campato. Niun tempio è sanza fuoco. Niuna ruga è scoperta, ma tutte, di bellissimi drappi coperte, e d’erbe e di fiori giuncate, danno piacevole ombra. Niuna parte della città è sanza festa, e infino al prato niuno poria un passo muovere sanza avere di gran quantità di festanti graziosa compagnia. Ordinansi giuochi, e molte compagnie sotto diversi segnali fanno diverse feste. I mangiari copiosamente dati danno materia di più festa. L’amiraglio per amore di Biancifiore comanda che alle vaghe donzelle, alle quali mai non fu licito uscire, la torre sia aperta, e che esse liete vengano con la loro compagna a festeggiare. Discendono tutte, e date le destre a Biancifiore, con lei si rallegrano, dandosi lieti baci in segnale di vero amore. La festa multiplica nel prato, e gli amorosi canti e’ diversi suoni occupano che alcun’altra cosa vi si possa udire. È adunque quel luogo, che alla loro morte poco davanti fu statuito, ora ad essaltamento della loro vita diterminato. Quel luogo, ove ardente fuoco per consumarli era acceso, ora d’odoriferi liquori tutto inaffiato porge diletto a’ festeggianti. Quel luogo, ove pochi giorni inanzi gli uomini armati la morte l’uno dell’altro cercavano, ora pieno di pace, di concordia e d’allegrezza vi si festeggia. Quel luogo, che poco inanzi era pieno di sangue e d’uomini morti e di pianti, ora di canti e di lieti suoni e di festanti uomini e donne si sente risonare. Rivolto ha ogni cosa in contrario la mutata fortuna: le molte damigelle, che davanti per la morte di Biancifiore piangeano, ora cantando della sua vita si rallegrano. Che più brievemente si può dire, se non che: - Chi ha il male se ’l piagne -? E gli altri, come se stato non fosse niente, con intero animo festeggiano, dilettandosi di piacere a’ novelli sposi e d’onorarli.