Libro quarto - Capitolo 16
In tal maniera dimorando Filocolo con costoro, prese intima dimestichezza con un giovane chiamato Caleon, di costumi ornatissimo e facundo di leggiadra eloquenza, a cui egli parlando così disse: - Oh, quanto voi agl’iddii immortali siete tenuti più che alcuni altri i quali in una volontà pacifici vi conservano di far festa! -. - Assai loro ci conosciamo obligati - rispose Caleon; - ma quale cagione vi muove a parlare questo? -. Filocolo rispose: - Certo niuna altra cosa se non il vedervi qui così assembrati tutti in un volere -. - Certo - disse Caleon - non vi maravigliate di ciò ché quella donna, in cui tutta leggiadria si riposa, a questo ci mosse e tiene -. Disse Filocolo: - E chi è questa donna -. Caleon rispose: - Quella che vi pregò che voi qui rimaneste, quando partire poco inanzi vi volevate -. - Bellissima e di gran valore mi pare nel suo aspetto - disse Filocolo, - ma se ingiusta non è la mia domanda, manifestimisi per voi il suo nome, e donde ella sia e di che parenti discesa -. A cui Caleon rispose: - Niuna vostra domanda potrebbe essere ingiusta; e però che di così valorosa donna niuno è che apertamente parlando non deggia palesare la sua fama, al vostro dimando interamente sodisfarò. Il suo nome è da noi qui chiamato Fiammetta, posto che la più parte delle genti il nome di Colei la chiamino, per cui quella piaga, che il prevaricamento della prima madre aperse, richiuse. Ella è figliuola dell’altissimo prencipe sotto il cui scettro questi paesi in quiete si reggono, e a noi tutti è donna: e, brievemente, niuna virtù è che in valoroso cuore debbia capere, che nel suo non sia; e voi, sì come io estimo, oggi dimorando con noi, il conoscerete -. - Ciò che voi dite - disse Filocolo - non si può ne’ suoi sembianti celare: gl’iddii a quel fine, che sì singulare donna merita, la conducano, e certo quello e più che voi non dite, credo di lei. Ma queste altre donne chi sono -. Disse Caleon: - Queste donne sono alcune di Partenope, e altre altronde in sua compagnia, sì come noi medesimi, qui venute -. E poi che essi ebbero per lungo spazio così ragionato, disse Caleon: - Deh, dolce amico, se a voi non fosse noia, a me molto sarebbe a grado di vostra condizione conoscere più avanti che quello che il vostro aspetto ripresenti, acciò che forse conoscendovi, più degnamente vi possiamo onorare: però che tal fiata il non conoscere fa negli onoranti il debito dell’onorare mancare -. A cui Filocolo rispose: - Niuno mancamento dalla vostra parte potrebbe venire in onorarmi, ma tanto n’avete fatto avanti, che soprabondando avete i termini trapassati. Ma poi che della mia condizione disiderate sapere, ingiusto saria di ciò non sodisfarvi, e però, quanto licito m’è di scoprirne, ve ne dirò. Io sì sono un povero pellegrino d’amore, il quale vo cercando una mia donna a me con sottile inganno levata da’ miei parenti: e questi gentili uomini i quali con meco vedete, per loro cortesia nel mio pellegrinaggio mi fanno compagnia: e il mio nome è Filocolo, di nazione spagnuolo, gittato da tempestoso mare ne’ vostri porti, cercando io l’isola de’ siculi -. Ma tanto coperto parlare non gli seppe, che il giovine di sua condizione non comprendesse più avanti che Filocolo disiderato non avrebbe: e de’ suoi accidenti compassione avendo, il riconfortò alquanto con parole che nel futuro vita migliore gli promettevano. E da quell’ora inanzi multiplicando l’onore, non come pellegrino e come uomo accettato a quella festa, ma come maggiore e principale di quella, a tutti il fece onorare, e la donna massimamente comandò che così fosse, poi che da Caleon la sua condizione intese, in sé molto caro avendo tale accidente.