Libro quarto - Capitolo 154
Entrano costoro con letizia in Alessandria, e pervenuti alla real corte, scavalcano, e salgono nella gran sala, e quivi truovano Sadoc e Glorizia legati e fare grandissimo pianto. Costoro avea l’amiraglio fatti prendere, per sapere da loro come Filocolo a Biancifiore salito fosse, e per farli poi, se colpevoli fossero stati, vituperosamente morire: e già fatto l’avria, se il subito furore preso per le parole d’Ircuscomos, non fosse sopravenuto. I quali vedendo, Filocolo, mosso a debita pietà de’ loro pianti, per loro priega, e di grazia domanda che se in alcuna cosa avessero offeso, sia loro perdonato, sembianti faccendo di non conoscerli. All’amiraglio piace, e sanza niuna disdetta fattigli disciogliere, comanda che con loro insieme si rallegrino, vivendo sanza alcuna paura. Cominciasi la festa grande: i due amanti di reali vestimenti sono incontanente rivestiti. E cercando già Febo di nascondersi, declinando dal meridiano arco, e essi ancora digiuni, con gli altri compagni, i quali tutti con preziosi unguenti aveano le loro piaghe curate, pigliano i cibi, e con graziosi ragionamenti infino alla notte trapassano. E quella sopravenuta, apparecchiata a Filocolo e a Biancifiore una ricca camera, vanno a dormire, e il simigliante fa ciascuno degli altri, e l’amiraglio.