Libro quarto - Capitolo 135
La santa voce con intera speranza riconfortò gli sconsolati amanti, i quali con perfetto animo rendeano agl’iddii degne lode di tale aiuto; ma ben che il fummo rivolto alla circunstante gente impedisse il potere costoro vedere, nondimeno il furioso popolo e gli armati cavalieri dalla incominciata iniquità non ristavano, ma crucciati, più pronti s’ingegnavano di far male. Ircuscomos con una mazza ferrata in mano costringe i sergenti di ritrovare e d’ardere i giovani; Flagrareo dall’altra parte gli conforta al male operare. Ma invano adoperano: niuno li può rivedere, né alcuno non è possente di passare più oltre che il fummo si stenda. L’ira s’accende negli animi, e cercano di passare con le lance e con le saette l’oscurità del fummo, imaginando che delle molte alcuna gli ucciderà. Niuna cosa nuoce loro, niuna saetta vi passa: il romore era grande, tale che per poco spaventava i confortati amanti. Che più? Ogni ingegno di nuocere si pruova; ma invano s’affatica chi nuocere vuole a colui cui Iddio vuole aiutare. Elli non possono loro nuocere, né rivederli in alcun modo.