Libro quarto - Capitolo 115
Mancati i giuochi e le feste delle pulcelle per la sopravenuta notte, Biancifiore con Glorizia se ne vennero nella gran camera per dormirsi. E sì come per adietro erano usate, cominciarono di Filocolo nuove cose a ragionare e molte: e Biancifiore, che una cintoletta di Florio avea, la quale lungo tempo avea guardata, quella tenendo in mano, altro che baciarla non facea. E in questa maniera dimorando, Glorizia disse: - Biancifiore, se Iddio ciò che tu disideri ti conceda, vorresti tu che Florio fosse qui teco ora in diritto? -. Gittò allora Biancifiore un gran sospiro, e poi disse: - Oimè, di che mi domandi tu ora? E’ non è niuna cosa nel mondo che io più tosto volessi, che io vorrei che Florio qui fosse, ben che male sia a disiderare ciò che non si può avere: avvegna che, se io che sono femina fossi fuori di questa torre, come io imprigionata ci sono dentro, e la mia libertà possedessi, com’io credo ch’egli la sua possegga, io non dubiterei d’andarlo per tutto il mondo cercando, infino che io il troverei; e se avvenisse che, così com’io dimoro rinchiusa, egli rinchiuso dimorasse, niuna via sarebbe che io non cercassi per essere con lui; e quando ogni via da potere essere con lui mi fosse tolta, certo io m’ingegnerei di commettermi a’ paurosi spiriti, che mi vi portassero. Non so se questo egli per me facesse -. - Come - disse Glorizia - vorresti tu metter Florio a tanto pericolo, quanto gli potrebbe seguire, se egli venisse qui? Non pensi tu che, se l’amiraglio in alcun modo se n’avedesse, tu e egli morreste sanza alcuna redenzione? -. - Certo - disse Biancifiore - credere dei che niuno suo pericolo io vorrei: prima il mio disidererei. Ma se io avessi lui testeso alquanto, della mia morte io non mi curerei, se avvenisse che però morire mi convenisse, anzi contenta n’andrei agl’immortali secoli: ma se a lui altro che bene avvenisse, oltre misura mi dorrebbe. E certo io m’ucciderei avanti che io vedere lo volessi -. - Or ecco - disse Glorizia - tu nol puoi avere; egli non c’è, né ci può venire: è alcuno altro che tu disiderassi o, che poi che tu non vedesti lui, ti sia piaciuto? -. Con turbato viso rispose Biancifiore e disse: - O Glorizia, per quello amore che tu mi porti, più simili parole non mi dire. Elli non è nel mondo brievemente uomo cui io disideri né che mi piaccia, se non egli: e poi ch’io lui non vidi, e’ non mi parve vedere uomo, non che alcuno me ne piacesse, avvegna che egli a torto ebbe già oppinione ch’io amassi Fileno, il quale me molto amò, ma da me mai non fu amato. Cessino gl’iddii da me che alcuno mai me ne piaccia se non Florio, o che io d’altrui che sua sia già mai, mentre queste membra in vita saranno col tristo corpo: e poi che l’anima ancora di questo si partirà, ove che ella vada, sarà sua e lui a mio potere seguirà. E voglioti dire nuova cosa, che poi che tu stamane mi dicesti la veduta visione, entrando io in questa camera, il cuore mi cominciò sì forte a battere, che mai non mi ricorda che sì forte mi battesse, e giuroti per gli etterni iddii che ovunque io sono andata o stata, e’ m’è paruto avere allato Florio: per che io porto ferma speranza ch’egli per lo mondo mi cerchi, come tu mi dicesti che credevi, e forse in questo paese dimora -. - Siene certa - le disse Glorizia.